GROSSETO – “Siamo grati alle autorità inquirenti per la celerità e l’efficacia del lavoro fin qui svolto, adesso attendiamo che il quadro si delinei ulteriormente” afferma l’Anpi commentando l’individuazione e la denuncia dell’uomo che ha dato fuoco alla lapide dei partigiani.
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“In tal senso l’Associazione nazionale partigiani d’Italia non può accogliere una derubricazione di un atto grave, che ha severamente offeso la memoria dell’intera Città di Grosseto, giungendo a scuotere le coscienze di migliaia di cittadini portandoli alla mobilitazione, ad un mero gesto compiuto da un uomo per ‘motivazioni e rancori di carattere personale'”.
“L’azione, che è stata premeditata come d’altronde confermato in sede di arresto, possiede una chiara valenza politica, inquadrabile in un più ampio contesto nazionale di attacchi alla memoria dei partigiani e dei luoghi della Guerra di liberazione, come ampiamente dimostrato da eventi similari verificatisi in tempi recenti in altre città italiane. L’Anpi, nelle sedi competenti, sottolineerà pertanto l’opportunità ed il dovere di proseguire verso il pieno riconoscimento della fattispecie di reato di vilipendio delle istituzioni repubblicane, previsto e punito dall’art. 290, comma 2 del Codice Penale”.