GROSSETO – “Dicono una cosa e ne fanno un’altra. Così dal governo Roberto Speranza lancia un messaggio di investimento sul sistema sanitario, Eugenio Giani parla di sanità come priorità del suo programma regionale, Leonardo Marras, Giacomo Termine e i sindaci Pd parlano di rivoluzione. Intanto Antonio D’Urso taglia: dal capoluogo a vari presidi in piccole realtà della provincia al motto: ‘o si privatizza o si chiude’”.
A scriverlo, in una nota, la Segreteria Pci Federazione di Grosseto.
“Dopo mesi di blocco dovuti al covid – proseguono dal Pci – si sono susseguiti annunci di grandi cose che sanno più di spot elettorali.
A Grosseto, per il covid, ci raccontano che è andato tutto bene. Per il Pci è così non perché l’organizzazione è stata efficace, efficiente e preparata, ma perché il virus ci ha, fortunatamente, solo sfiorato.
Una organizzazione che ha provocato lunghe liste di attesa per altre patologia, spesso anche gravi. Un’azienda che gestisce centinaia di milioni di euro in 4 mesi non solo non si è messa in condizioni di soddisfare i bisogni di salute dei cittadini non affetti da covid, ma non è stata in grado di produrre quella pianificazione necessaria alla ripartenza.
Ritardi notevoli per le prestazioni, cup in tilt, visite e indagini con cittadini sbattuti da una parte all’altra della provincia, un sistema allo sbando che stenta ancora a ripartire. Ma per qualcuno tutto va bene, anzi benissimo. Poi si ammette tra le righe che i tagli di questi anni al personale, ai servizi territoriali, ai posti letto e la privatizzazione dei servizi, hanno indebolito ulteriormente un sistema che era già malato e allo stremo molto prima dell’arrivo del virus.
Attenzione non si confonda la professionalità ed il sacrificio dei professionisti che hanno fanno di tutto in questi anni, durante l’emergenza covid e proseguiranno anche per il futuro, questo è il frutto di una macelleria adoperata per gettare quasi al tappeto un servizio sanitario pubblico eccellente.
Le professionalità non c’entrano qui è un problema tutto politico e istituzionale. I governi e le politiche sanitarie hanno dissanguato il diritto alla salute privilegiando privatizzazioni ed esternalizzazioni dei servizi.
Se qualcuno si aspettava dopo i lunghi mesi del covid di vedere riaprire, rafforzati, i punti di erogazione dei servizi ha sbagliato provincia.
In questi mesi l’azienda ha prodotto con la delibera 769 centinaia di pagine dove senz’altro le scelte saranno giustificate dai flussi statistici dei cittadini, flussi creati ad hoc per dimostrare che in certe parti della provincia di Grosseto non c’è più bisogno di quel o l’altro servizio.
Nessuna pietà, capoluogo compreso, non si rafforza con assunzione di personale e strumentazioni ma si offre al privato e, se il privato non si troverà, allora si taglia chiudendo.
Il territorio provinciale, un territorio tra i più vasti a livello nazionale, con una bassa densità di popolazione, con mancanza di mezzi di trasporto pubblico di collegamento in orari compatibili si troverà quindi ad essere più povero. E, se sei anziano, magari ti ritrovi a fare una visita in un presidio opposto alla tua residenza: l’alternativa c’è paghi e se hai possibilità, ti arrangi.
Civitella Paganico, Campagnatico, Boccheggiano, Follonica 167 est, Puntone, Gavorrano alto, Giuncarico, Caldana, Ravi Montiano, Talamone, Fonteblanda e Porto Ercole riapriranno se e quando la Asl sarà riuscita ad esternalizzare il servizio.
La delibera 769 è, come sempre, dettata dal direttore generale che decide per tutti, ai sindaci l’onere di obbedire.
Per il Pci questa situazione è inaccettabile e sarebbe ora che i sindaci tutti e la politica si adoperassero per cambiare questo stato di cose magari proponendo alla Regione di fare tagli non a chi combatte nelle corsie degli ospedali o nei presidi territoriali per rispondere ai bisogni dei cittadini, ma alle super e costosissime strutture burocratiche interne.
Sarebbe ora – concludono dal Pci – che si pretendesse più rispetto per i cittadini non solo quando sono chiamati a votare, ma per riaffermare diritti come quello alla salute e pretendere da loro che paghino in termini economici e sociali quel servizio che è garantito dalla Costituzione”.