FIRENZE – Domani, venerdì 8 maggio, è l’VIII Giornata mondiale del tumore ovarico. Tra le fondatrici dell’Acto (Alleanza contro il tumore ovarico) Toscana onlus c’è anche Paola Garvin, la dirigente del settore sociale della Regione scomparsa nel gennaio scorso. Per questo l’Acto Toscana dedica la giornata a lei.
“Paola Garvin avrebbe dovuto essere la presidente dell’associazione toscana – dice la presidente Silvia Simoncini -, ma se ne è andata prima. Io ho capito l’importanza di non affrontare in solitudine le terapie e le sfide che questa patologia ti pone, e proprio per questo mi è nato il desiderio di aiutare chi non è fortunata come me a ricevere il sostegno e il supporto necessari”.
“Sono contenta che sia nata un’associazione che pone attenzione su uno dei tumori più pesanti per la salute delle donne, per la quale è importante la prevenzione – è il commento dell’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi -. Dico questo anche con un po’ di commozione, so quanto Paola ci teneva e quanto ci abbia lavorato, senza poterne vedere la nascita, perché a lei il tumore ovarico non ha dato scampo”.
Il tumore ovarico è la più grave neoplasia ginecologica, e interessa 760mila donne nel mondo e 51mila in Italia. A livello mondiale, rappresenta l’ottava causa di morte tra la popolazione femminile. Di tumore ovarico si ammalano ogni anno poco meno di 300mila donne in tutto il mondo, 760mila convivono con la malattia, e il tasso di sopravvivenza a 5 anni nei Paesi industrializzati va dal 36 al 46%, mentre è ancora più basso nei Paesi in via di sviluppo. Ma il dato più sconfortante è quello comunicato dalla World Ovarian Cancer Coalition, secondo la quale entro il 2035 le nuove diagnosi aumenteranno del 55% e i decessi del 70%.
In Toscana nel 2018 gli interventi per tumore ovarico sono stati 158.
In Italia sono 51mila le donne che convivono con questo tumore e anche nel nostro Paese i numeri sono in crescita: infatti nel 2019, 5mila 300 donne hanno ricevuto una diagnosi di tumore ovarico (erano 5mila 200 nel 2018) e 3mila 260 sono decedute nel 2016 (erano 3mila 186 nel 2015).
La Giornata mondiale è nata proprio per far conoscere questi numeri drammatici e per sensibilizzare sulla malattia il maggior numero di donne possibile.
IL TUMORE OVARICO IN “PILLOLE”
1. Tutte le donne sono a rischio di tumore ovarico. Ogni anno 300mila donne nel mondo ricevono una diagnosi di tumore ovarico. In Italia le nuove diagnosi sono 5.300 all’anno. Di queste solo il 25/30% sono di origine genetico-ereditaria. Nella popolazione generale Il rischio di sviluppare un tumore dell’ovaio è dell’1,8%.
2. Il tumore ovarico è il tumore femminile di cui si parla meno ed è il più pericoloso. In caso di diagnosi tardiva la sopravvivenza a 5 anni non supera il 40%.
3. Il tumore ovarico non si può prevenire. Per il tumore ovarico non esistono ancora strumenti efficaci di screening o di diagnosi precoce come esistono per il tumore dell’utero e del seno. Proprio per questo si raccomanda di sottoporsi periodicamente a visita ginecologica ed ecografia transvaginale.
4. Il Pap test non rileva il tumore ovarico. Il pap test individua precocemente solo i tumori del collo dell’utero o le alterazioni che col passare degli anni potrebbero diventare tali. Per il tumore ovarico sono raccomandati controlli ginecologici periodici ed ecografia transvaginale.
5. Conoscere e riconoscere i sintomi della malattia può salvare la vita. Il tumore ovarico si accompagna a sintomi non specifici che rendono difficile la diagnosi tempestiva. E’ quindi molto importante che ogni donna impari a riconoscere per tempo i segnali della malattia che sono:
a. sensazione di sazietà anche a stomaco vuoto,
b. gonfiore persistente all’addome,
c. fitte addominali,
d. bisogno frequente di urinare,
e. perdite ematiche vaginali,
f. stitichezza o diarrea.
6. Prima si scopre meglio è. Se i sintomi della malattia sono frequenti e persistenti bisogna rivolgersi al medico. Quando il carcinoma ovarico viene rilevato in fase iniziale (quando cioè il tumore è limitato alle ovaie) la possibilità di sopravvivenza a 5 anni è del 75-90 per cento. Se il tumore viene rilevato quando è già esteso ad altri organi e con presenza di metastasi la possibilità di sopravvivenza a 5 anni è del 25/45 per cento. Per la diagnosi è importante rivolgersi a un centro specializzato nella cura del tumore ovarico.
7. Una storia familiare di malattia aumenta la probabilità di sviluppare un tumore ovarico. Tutte le donne sono a rischio di tumore ovarico, ma lo sono maggiormente le donne nelle cui famiglie si sono verificati più casi di tumore dell’ovaio, della mammella, dell’utero o del colon-retto.
8. Avere ereditato una mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 aumenta fino a 50 volte il rischio di sviluppare un tumore ovarico anche in età relativamente precoce. Il 25/30% di tutti i tumori ovarici è di origine genetico ereditaria.
9. Rilevare la presenza di una mutazione ereditaria dei geni BRCA1 e BRCA2, è importante per la donna cui sia stato diagnosticato un tumore ovarico, perché le permette di accedere a cure più mirate grazie alle nuove classi di farmaci parp inibitori.
10. Rilevare la presenza della mutazione ereditaria BRCA in una donna o in un uomo sano è importante perché permette loro di intraprendere percorsi di prevenzione e riduzione del rischio.
11. Ereditare dal padre o dalla madre una mutazione dei geni BRCA 1 e BRCA 2 non significa certezza di malattia ma solo una maggiore probabilità di ammalarsi. I portatori sani di tali mutazioni hanno infatti una probabilità da 30 a 50 volte più alta di sviluppare un tumore dell’ovaio o del seno.
12. La pillola anticoncezionale riduce il rischio di tumore ovarico. I contraccettivi orali, se assunti per lunghi periodi (almeno 4 anni) abbattono il rischio di tumore all’ovaio fino al 50%.
13. Gravidanza e pluriparità sono altri due importanti fattori di protezione che riducono il rischio di tumore ovarico
14. L’asportazione delle ovaie e delle tube riduce del 96% il rischio di tumore dell’ovaio e del 56% il rischio di tumore al seno. L’intervento chirurgico di rischio riduzione è consigliato alle donne sane che abbiano ereditato una mutazione BRCA e che siano al termine della vita riproduttiva, in genere intorno ai 40 anni, quando il rischio di tumore ovarico aumenta in modo considerevole.
15. Il tumore ovarico deve essere curato solo nei centri specializzati, cioè negli ospedali dotati delle competenze professionali, tecnologiche ed organizzative necessarie per affrontare un tumore così complesso.
16. Il sito www.acto-italia.org è il miglior vademecum per conoscere il tumore ovarico. Offre tutte le informazioni più aggiornate sulla malattia, la Guida per le pazienti, la consulenza gratuita di un gruppo di esperti, l’elenco dei centri specializzati cui rivolgersi per diagnosi, cura e percorsi di prevenzione nel caso di alto rischio. E tanto altro…