MURCI – “Domani ricorre il 76esimo anniversario dell’eccidio del sottotenente Luigi Canzanelli, noto popolarmente come il tenente Gino, e il suo compagno, il soldato Giovanni Conti. Come Associazione nazionale partigiani d’Italia vogliamo ricordarlo anche quest’anno, nonostante le limitazioni poste dalla pandemia”.
Scrive, in una nota, l’Anpi della Provincia di Grosseto.
“L’eccidio per mano dei fascisti avvenne a Murci (Scansano) la sera del 7 maggio 1944 durante un rastrellamento della Guardia repubblicana fascista. È uno degli episodi più salienti della resistenza grossetana. I fascisti, preponderanti per numero, avvantaggiati forse dal caso o perché indirizzati da una delazione, tesero un’imboscata ai partigiani con alla testa il tenente Gino e il fidato Giovanni. I fascisti infierirono sui due corpi già a terra con numerosi colpi di pistola come attesta la testimonianza del parroco di Murci, a conferma della gratuita e consueta barbarie fascista, che si poneva fuori anche dai codici militari di guerra.
Nessuno ha pagato per questo eccidio, quando la legge del nuovo stato italiano puniva esplicitamente coloro che avevano partecipato ai rastrellamenti.
Il tenente Gino era un uomo di valore come riconosce tutta la pubblicistica dell’epoca compresa quella di parte avversa per il timore che aveva di lui. Fu decorato con medaglia d’argento al valore militare e gli venne intitolata la caserma di piazza La Marmora, oggi sede del comando provinciale dei Carabinieri. Il giovane ufficiale di complemento, caduto a soli 23 anni, aveva una formazione laica e liberale. Svolse un’importante attività pedagogica tra la gente con l’idea di costruire una banda partigiana in stretto rapporto con la popolazione. Si distinse per una guerra per bande con rapide azioni di guerriglia, che erano una spina nel fianco dei fascisti. Era noto per la sua generosità anche verso i nemici tanto che non giustiziò mai nessuno. Tutto ciò spiega l’aura leggendaria che circonda questa figura nella tradizione popolare della Maremma.
Il sacrificio di Gino e Giovanni attesta la Resistenza dei militari, che non si lasciarono trascinare nel disonore e nel crimine del collaborazionismo con i nazisti. Dall’unità della Resistenza come movimento di popolo è nata la nostra Costituzione repubblicana, democratica e antifascista.
Ci sono memorie che nessun evento varrà a cancellare. Come Anpi – concludono – ci siamo dato il compito di onorale una per una anche in quest’anno così difficile per le sorti del nostro Paese”.