GROSSETO – Ormai ci sono pochi dubbi sul fatto che le mascherine faranno parte della nostra “nuova normalità” anche se bisogna ricordarci che per evitare il contagio non basta indossare una mascherina ma bisogna anche rispettare con scrupolo le misure di distanziamento sociale e osservare un’attenta igiene delle mani.
Secondo Pier Luigi Lopalco, epidemiologo professore ordinario di igiene dell’Università di Pisa «Dovremo imparare a indossare la mascherina così come i nostri nonni hanno imparato a non sputare per terra e in questo modo hanno contribuito a limitare la diffusione della tubercolosi. Per ridurre la diffusione del nuovo coronavirus ci abitueremo a una nuova normalità, fatta di gesti e comportamenti a cui dovremo lentamente (ma non troppo) adattarci».
Ma quali sono le mascherine migliori da usare? Che differenza c’è fra quelle in commercio? E come vanno indossate e trattate?
A queste poche domande proviamo a rispondere in modo semplice e pratico noi infermieri che in questi ultimi tempi siamo stati i maggiori utilizzatori.
Quante mascherine esistono?
Possono essere distinte in tre grandi categorie:
Alta protezione (le cosiddette FFP2 o FFP3) con o senza filtro respiratore, che servono a proteggere gli operatori sanitari coinvolti direttamente nella assistenza a un paziente certamente o probabilmente infetto da SARS-CoV-2: filtrano tutte le particelle, anche quelle più piccole; ma non proteggono gli altri tant’è vero che gli operatori sanitari usano tutta una lunga serie di altri dispositivi di protezione (schermi, occhiali, tute) proprio allo scopo di non diffondere il virus. Fortunatamente, per limitare la trasmissione del virus in comunità, non serve questo livello di altissima sicurezza e per favore lasciatele a chi ne ha l’effettiva necessità.
Chirurgiche hanno una protezione per chi la indossa limitata, ma servono a impedire la emissione di particelle potenzialmente infettanti verso l’ambiente esterno. In pratica se tutti indossassero una mascherina chirurgica quando si esce da casa e si incontra un’altra persona, la catena di contagio si fermerebbe presto. Sono quelle che tutti ne auspichiamo l’uso più diffuso e corretto e che a tutti i livelli vi è un impegno costante sia per la produzione che la disponibiltà.
E poi esistono le mascherine non certificate per uso sanitario «che possono essere confezionate con qualsiasi tipo di tessuto che copra naso e bocca», le “mascherine artigianali” che se confezionate con criterio (tre strati sovrapposti meglio se a trama diagonale) possono avere una loro funzione, anche se marginale.
Perché è importante l’uso delle mascherine?
Quando parliamo di un virus che si diffonde fra le persone è di fondamentale importanza coprire naso e bocca, perché esistono portatori infetti che lo eliminano all’esterno tossendo e starnutendo, ma anche semplicemente respirando e parlando.
I virus, per essere trasmessi da una persona all’altra, devono essere veicolati da particelle liquide che vengono emesse mentre di respira o si parla. Queste particelle hanno diversa misura, ma sempre molto piccole, dell’ordine dei micron (un micron=un millesimo di millimetro). Le particelle più pesanti, quelle del diametro di qualche decina di micron, tendono a cadere velocemente a causa della gravità entro un raggio di circa un metro, un metro e mezzo; quelle più leggere, invece, possono fluttuare nell’aria ed essere anche trasportate a distanze maggiori, oppure restare sospese in aria per molto tempo ed essere presenti nei luoghi chiusi addirittura anche quando chi le ha emesse ha abbandonato l’ambiente.
Ecco perché la distanza di sicurezza viene ritenuta necessaria ma non sufficiente a limitare la diffusione della epidemia, da qui la necessità dell’uso delle mascherine protettive.
Come utilizzare le mascherine?
La forma della mascherina chirurgica deve essere tale da poter coprire la bocca e il naso e deve garantire un minimo di “struttura” alla stessa (conferita anche dalla presenza di una plissettatura) che eviti eccessiva adesione al volto durante l’inspirazione.
La tipica mascherina ha forma rettangolare e presenta delle plissettature sul lato corto come evidenziato nelle immagini seguenti.
Le plissettature devono essere orientate verso il basso per evitare l’accumulo di polvere o goccioline nelle valli delle stesse.
La mascherina è poi dotata di laccetti e di nasello ( il nasello è opzionale).
Può essere presente una bordatura realizzata applicando sui bordi della mascherina una striscia di materiale aggiuntivo che facilita la cucitura e contribuisce a dare struttura
Avendo a disposizione una mascherina chirurgica bisogna però stare attenti ad alcuni accorgimenti da rispettare:
- quando si maneggia la mascherina prima di indossarla, bisogna essere certi di avere le mani pulite, altrimenti rischiamo di contaminare un oggetto che poi porteremo a stretto contatto con naso e bocca.
- La mascherina deve aderire bene al volto e coprire completamente naso e bocca.
- La mascherina dovrebbe essere cambiata quando si inumidisce a causa del respiro o, comunque, ogni 4-6 ore di uso continuato.
- Bisogna evitare di toccare la mascherina mentre la indossiamo, perché la mascherina dopo un po’ che la usiamo potrebbe essere contaminata sulla sua parte esterna e quindi ci contamineremmo le mani: se la si deve sistemare sul viso, bisogna prenderla dagli elastici;
- Ugualmente, quando ci si toglie la mascherina, bisogna sempre avere ben in mente che la sua superficie esterna può essere contaminata e quindi bisogna gettarla (se monouso) o metterla in un sacchetto se è riutilizzabile e lavarsi subito le mani dopo questa manipolazione.
Si possono sanificare le mascherine chirurgiche?
Le mascherine protettive dovrebbero essere monouso.
Nell’immediato passato la ridottissima disponibilità ha indotto lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, uno dei centri dell’Agenzie Industrie della Difesa, a definire una procedura per la “sanitizzazione delle mascherine”. Il documento però viene definito “una procedura ad uso interno, non ancora approvata” e indica tra le “istruzioni d’uso” valida “solo ed esclusivamente nei casi in cui sia valutato applicabile il riutilizzo dei dispositivi di protezioni individuale a seguito di carenza causata dall’emergenza sanitaria da coronavirus”.
Per disinfettare le mascherine bisogna dotarsi di una “soluzione idroalcolica al 70% in erogatore spray ecologico o altro dispenser”. Poi bisogna seguire una dettagliata serie di passaggi, ricordandosi “che sia la superficie esterna” della maschera che le mani “possono essere contaminate dal virus”.
Adagiare la mascherina su una superficie precedentemente pulita/sanitizzata con la parte esterna verso l’alto e spruzzare uniformemente la soluzione idroalcoolica al 70% su tutta la superficie compresi gli elastici. Girare la mascherina e ripetere l’operazione. Lasciare agire la soluzione fino a completa evaporazione in un luogo protetto (almeno 30 minuti, il tempo di asciugatura può variare in funzione delle condizioni ambientali).
Indossiamo pure la mascherina e ricordiamo il detto che “..gli occhi sono lo specchio dell’anima”
Fonti
www.repubblica.it/salute/medicina-e-ricerca/2020/03/24
“Using face masks in the community – Reducing COVID-19 transmission from potentially asymptomatic or pre-symptomatic people through the use of face masks”
Nota tecnica v 4.4 del 20/04/2020 Politecnico Milano