GROSSETO – La strage dei vecchi che si sta consumando nelle residenze sociali assistite (Rsa) di mezzo mondo è avvilente, oltre che macabra. Perché purtroppo – che lo vogliamo ammettere o meno – resuscita i fantasmi dell’eugenetica, la pseudoscienza che i nazisti elevarono alla “dignità” di metodo di sterminio di massa. Ma che ha radici molto più antiche, perché sostanzialmente coincide con la convinzione che in fondo ci siano vite che valgono meno di altre.
A Sparta – narra la leggenda – quelli che non erano abbastanza forti e sani, li buttavano giù dal monte Taigeto. Un paio di millenni dopo, in Germania, la follia nazista fece le prove dell’olocausto degli Ebrei con i propri connazionali disabili, con deficit mentali e problemi psichiatrici. Esseri umani che nel contesto dell’affermazione della “razza ariana”, pura, non erano ritenuti degni di vivere, perché imperfetti. Si trattò del programma eugenetico “Aktion T4” – da Tiergartenstrasse 4, l’indirizzo berlinese dell’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale, cui fu dato l’incarico di portare avanti prima la sterilizzazione e poi l’eutanasia di chi aveva tare ereditarie. Un’epopea del terrore raccontata nel libro, e nello spettacolo, di Marco Paolini «Ausmerzen». La pratica contadina di uccidere gli animali più deboli, imperfetti, entro marzo. Prima di affrontare la transumanza verso i pascoli.
Certo, oggi nessuno si azzarderebbe a sostenere deliberatamente certe scempiaggini. Ma sta di fatto che a morire male e come mosche, sono stati in tutto il mondo proprio i vecchi non autosufficienti. E spesso le persone disabili che vivono in grandi strutture specializzate. Lasciati a sé stessi di fronte al Coronavirus. Al Pio Albergo Trivulzio di Milano, dove le indagini in corso sembrano stabilire la consapevolezza di quel che stava succedendo da parte di chi governava l’istituto. Così come in New Jersey, a due passi da New York, alla “Andover Subacute and Rehabilitation Center II”, dove un’inchiesta del New York Times ha rivelato ci sono stati 70 morti, con svariate decine di contagiati fra i rimanenti 465 ospiti ancora vivi. E lo stesso sta non casualmente emergendo in Spagna, Francia, Inghilterra, Belgio….
Insomma la pandemia ha preso tutti di sorpresa, colpendo casualmente i più deboli, oppure in molti casi si è deliberatamente sottovalutato i rischi che correvano certe categorie di persone? Che guarda caso vivevano tutte una condizione precaria, e costavano molti soldi in termini di assistenza? Perché la sensazione, davvero avvilente, è che oramai sia talmente introiettata in ciascuno di noi la perversione della valutazione economica di ogni cosa – ivi compresa la vita stessa – che per molti è diventato automatico apporre un’etichetta col prezzo anche alle persone. Magari raccontandosela che in fondo «di fronte a certe condizioni di vita, meglio la morte». Soprattutto se è quella degli “altri“.