MASSA MARITTIMA – “Senza dubbio sono molteplici le criticità che l’emergenza Coronavirus ha generato, mettendo a nudo problematiche e difficoltà che già soffrivano di malattia propria prima dello scoppio della pandemia. Non sarà compito facile affrontare la fase 2 con molteplici problemi che, come la sanità, si presenteranno alla porta. La regia unica, quella dello Stato, è già un passo importante per dettare quei criteri minimi di sicurezza che potrebbero emergere da un autonomismo regionale differenziato. Poi la sfida del controllo del covid-19 perché il mostro resterà presente tra noi ed è indispensabile l’adozione di misure rigide da far rispettare per evitare la riattivazione di focolai e l’inizio di nuove epidemie. Non solo, dovremmo prepararci per il prossimo autunno perché il virus è probabile che si riproponga per cui è fondamentale attrezzarsi in tempo per il contenimento e la prevenzione di altri disastri più o meno diffusi”.
A scriverlo, in una nota, Lorenzo Pozzo, Daniele Gasperi, Rossano Campinoti, Mauro Lorenzini e Valter Cioni della segreteria del Pci delle Colline Metallifere.
“Oltre a questo – proseguono – ci troveremo di fronte ad altre enormi problematiche di carattere economico finanziario che hanno aperto voragini reali e prodotto appetiti infernali sui quali il mercato è pronto a speculare, alle quali si sommano le ingenti spese sostenute per fronteggiare la pandemia. Rimanendo però sui temi concreti, il primo punto riguarda una ricostruzione del sistema sanitario pubblico devastato da politiche di tagli, mercificato con le privatizzazioni, distrutto nelle eccellenze che hanno colpito gli ospedali, i servizi territoriali, decimando eccellenze e professionalità uniche e invidiate dal resto del mondo”.
“Il secondo punto – vanno avanti dal Pci – è quello dei numerosi temi, anch’essi criticità croniche che non ha portato il covid ma erano già infezioni presenti come disoccupazione, sfruttamento, emarginazione, mancanza di istruzione, disuguaglianze sociali ed economiche, grandi ricchezze e grande miseria, sicurezza sul lavoro, diritti, privilegi, corruzione e criminalità organizzata, sono sempre lì che aspettano, non potranno risolverli i luminari, farmaci, vaccini e rischiamo di proiettarci in una dimensione ancora più arretrata di quella che abbiamo lasciato”.
“Come Pci pensiamo che per affrontare la Fase 2 necessiti un adeguato e notevole sforzo per mettere sul tavolo iniziative d’ impatto che mirino a risollevare quei settori lavorativi che sono il motore della nostra cittadina – continuano dalla segreteria -. Una Fase 2 concordata collegialmente tra tutte le forze politiche, sociali e sindacali, che con le proprie esperienze mettano in campo strumenti in grado di dare un sensibile aiuto alle attività commerciali di tutti i settori, allargata al territorio senza campanilismi”.
“Ci sono proposte che come partito vogliamo mettere all’attenzione delle istituzioni come l’annullamento della tassa del suolo pubblico per il 2020, la riduzione dell’ Imu e della nettezza urbana – proseguono dal Pci -. Questi primi tributi che gravano sul bilancio di attività che sono state costrette alla chiusura per decreto ministeriale potrebbero portare ad un sollievo derivante dall’allentamento della pressione fiscale locale”.
“Bisogna puntare anche alla costruzione di un pacchetto di “norme straordinarie” che sostengano realmente l’economia del nostro territorio a tutela delle piccole e medie imprese nei settori del commercio, agricoltura e artigianato – continuano -. In questo la promozione ed il rilancio delle peculiarità del nostro territorio con i suoi valori legati alla storia, l’ambiente e la morfologia, sommate alle produzioni tipiche, potrebbero rappresentare l’occasione per rafforzare l’economia con il lancio di consorzi o associazioni tra le singole attività. Spingere inoltre nel settore della mobilità e del trasporto perché Stato e Regione investano sull’ammodernamento della viabilità, con il completamento della SS439 e il miglioramento della viabilità secondaria”.
“Auspichiamo – concludono dal Pci – una grande apertura delle istituzioni su questi temi che sia in grado di ascoltare le forze produttive del territorio e soddisfare le singole esigenze perché lo slogan ce la faremo non debba esaurirsi con l’uscita dall’emergenza covid ma proseguire come spinta solidaristica per il bene del nostro comprensorio”.