FOLLONICA – “I buoni spesa oltre che un giusto aiuto per le persone bisognose, diventino un contributo anche per le aziende del territorio”. E’ l’appello che lancia il candidato sindaco di Follonica Massimo Di Giacinto.
“Sono convinto – sostiene – che i buoni spesa possano rappresentare un passo in questa direzione. Occorre sensibilizzare i cittadini che ne usufruiranno, ma anche i commercianti che li potranno incassare”. Massimo Di Giacinto ritiene che si tratti anche di “un’opportunità di educazione alimentare che spesso si insegna nelle scuole, ma che, oggi, nella pratica coinvolge tutti”.
“L’origine del prodotto, di fronte ad un’emergenza sanitaria – sostiene il candidato – è ancor più rilevante e, magari, attira l’attenzione anche di chi non se ne è mai curato. Cosa c’è di più sicuro di un prodotto locale, che conosciamo, realizzato vicino a casa, il cui stabilimento si può visitare, consapevoli che vi vengono adottate in maniera rigida le norme igienico-sanitarie? Per questo di fronte ad un virus di cui ancora non si conosce l’origine, che può colpire quando meno ci si aspetta, l’attenzione in termini di sicurezza alimentare è massima”. Da qui la necessità per Di Giacinto di indirizzare la gente verso le produzioni del territorio.
“Tutti i negozi, sia della piccola che della grande distribuzione – sostiene il candidato – potrebbero allestire delle sezioni o dei comparti con i prodotti locali, magari in accordo con le aziende, mantenendo un costo conveniente. Siamo consapevoli che chi godrà del buono spesa tende a guardare più alla quantità degli acquisti che non alla loro qualità. Rendendoli però competitivi ed accessibili a tutte le tasche si crea una vera e propria educazione, anche al gusto, che potrebbe avere un ritorno sull’economia locale”.
Di Giacinto usa due parole chiave che sono nel suo vocabolario elettorale: solidarietà diffusa ed economia circolare. “La solidarietà diffusa – sostiene – impegna ognuno a fare la propria parte. Tutti abbiamo interesse a che le imprese del territorio non chiudano. Per farlo i loro prodotti devono essere promossi. Allo stesso tempo si deve andare incontro al consumatore, anche quello che, purtroppo, è costretto a fare la spesa centellinando ogni singolo euro o usufruendo dei buoni. Se riusciremo a creare una consapevolezza dell’importanza del consumo di prodotto locale, del km zero, quello che rispetta le regole sanitarie, che è controllato, ma che porta con sé anche il gusto, il sapore della stagionalità, i profumi di un territorio, si può creare quella filiera locale che parte dal coltivatore o dall’allevatore, per giungere sulla tavola, che in questa fase rappresenterà un contributo per la nostra economia locale e dopo un circuito virtuoso per agganciare la ripresa”.