GROSSETO – Quattro-cinque-sei interventi per turno, senza alcuna pausa tra un intervento e l’altro, la vestizione a inizio turno, la svestizione sette ore dopo con sempre addosso occhiali spesso appannati che ti impediscono di vedere chiaramente ma che non puoi toglierti, come non puoi toglierti l’abbigliamento speciale che ti fa sentire come “sottovuoto”, come se fossi sulla luna, rallentato nei movimenti, con la mscherina che ti ferma il respiro e ti tocca risparmiare anche le parole, parlando a gesti.
Eccoli i soccorritori che si occupano del trasporto dei malati di Coronavirus. Croce rossa, 118… sono loro che vanno a prendere la gente a casa, quelli che erano in quarantena perché asintomatici e si sono aggravati, quelli che si sono sentiti male, quelli che vanno trasferiti al reparto Covid dell’ospedale Misericordia, la nuova ala completamente allestita solo per affrontare l’emergenza.
E i casi aumentano. «Qualche turno fa – racconta uno di loro – abbiamo fatto sei interventi in sette ore, tra ricoveri, trasferimenti da struttura provvisoria a reparto Covid. Con spostamenti in tutta la provincia perché eravamo di turno noi. Uno di loro, più grave, si è sentito male durante il trasporto. È stato necessario usare l’ossigeno, mentre si cercava di tranquillizzare il paziente terrorizzato».
Sotto pressione, senza guardare orari, con la paura di essere contaminati a propria volta se solo qualcosa va storto, se la mascherina, o gli occhiali, si spostano, il timore di portare a casa il virus alle proprie famiglie. In prima linea come sempre e più di sempre, che questo, più che un lavoro, è una missione.