GROSSETO – Aggiungere un #tiromancino al profluvio di esternazioni sul Coronavirus sarebbe superfluo, inutile.
Magari, invece, potrebbe essere appropriato un ragionamento sull’impatto che il rischio di contagio di massa potrà avere rispetto al nostro turismo. A partire dalla prossima Pasqua, che tradizionalmente segna l’avvio formale della stagione estiva.
Partendo da una considerazione quasi ovvia. Bisognerebbe essere razionali, ché tanto la demagogia e le operazioni di sciacallaggio mediatico aizzate col pretesto del Coronavirus hanno le gambe corte. Come s’è incaricata subito di dimostrare la realtà. Tutti volevano mettere in quarantena preventiva i poveri Cinesi, ma a portare il virus in Italia è stato un italianissimo manager 42anne della “Mae spa” di Fiorenzuola d’Arda (Piacenza). Come se i virus, peraltro, tenessero conto dei confini geografici.
Razionalmente parlando, quindi, per la prossima estate c’è da aspettarsi un calo drastico degli arrivi. E questo porterà tempesta sul piano economico, in un anno dalle prospettive economiche tremebonde. In un territorio, la provincia di Grosseto, già provato dalla stagnazione economica e con un Pil turistico abbondantemente sopra alla media nazionale. Calcolata dai centri studi specializzati intorno all’11% (impatto diretto+indiretto).
Già in questi giorni è chiaro che la paura del contagio – peraltro legittima – ha iniziato a mietere le prime vittime anche sul piano economico. A partire dagli albergatori delle città d’arte (Firenze in primis) che hanno subito ondate di disdette. Prima dalla Cina, poi progressivamente anche da altre zone del mondo. Lo stesso c’è da aspettarsi avvenga anche per tutte le altre destinazioni turistiche del belpaese, Maremma e Amiata compresi. Anche tenendo conto del fatto che in Italia siamo solo all’inizio della diffusione del virus Covid-19.
A meno di miracoli in itinere, il calo più drastico è legittimo aspettarselo nei flussi del turismo internazionale. Più sensibili rispetto a quel che sta succedendo in mezzo mondo. E d’altra parte è chiaro che anche nel caso si riuscisse a contenere la diffusione del maledetto Coronavirus, questo richiederà comunque alcuni mesi.
Tenendo conto del contesto, quindi. L’unico “vantaggio competitivo” per la provincia di Grosseto, diciamo così, sta nel fatto che dei quasi 6 milioni di presenze annuali, quelle straniere sono meno del 25%. A fronte di medie che in molte zone della Toscana oscillano tra il 40 e il 50%. Maremma e Amiata, cioè, in virtù del fatto che sono destinazioni tutto sommato a portata di mano per molti residenti in Toscana, Umbria e Lazio, ma anche a seguito della probabilissima rinuncia di molti Italiani ad andare all’estero, la prossima estate potrebbero forse ridurre il danno proprio attirando flussi aggiuntivi di vacanzieri autoctoni. Proprio in questi giorni, infatti, sono iniziate a circolare le prime stime di massima sul gran numero di disdette da parte degli Italiani rispetto ai viaggi all’estero.
Naturalmente siamo sul piano instabile delle considerazioni teoriche. E tuttavia è opportuno provare sin da ora a ipotizzare gli scenari possibili, per cercare di azzeccare le scelte in una stagione che si annuncia davvero complicata. Che oltretutto arriverà dopo un 2019 senza infamia e senza lode. Ma soprattutto dopo un decennio di sostanziale immobilismo del nostro territorio in termini di capacità di acquisizione di nuove quote di mercato.
Poiché a risentire delle conseguenze dell’epidemia di Coronavirus Covid-19 sarà il settore turistico nel suo complesso a livello nazionale, se gli operatori della provincia di Grosseto vorranno attirare nuovi flussi di turisti italiani, dovranno porsi seriamente il problema del contenimento del livello dei prezzi. Perché la concorrenza sarà anche più spietata del solito. E non basterà certo la buona reputazione della Maremma. Che peraltro in questi anni non ha fatto la differenza.