GROSSETO – Una nuova vetrata arricchisce di bellezza la cattedrale di San Lorenzo. Raffigura l’apostolo Filippo ed è stata installata nella penultima finestra monofora posta sulla destra della navata centrale. Sostituisce un semplice vetro trasparente.
A realizzare il bozzetto è stato l’artista grossetano Francesco Mori, che già nel recente passato aveva realizzato analoghe vetrate della cattedrale raffiguranti gli apostoli Giacomo il maggiore e Tommaso.
Si mantiene, così, la tematica avviata sotto l’episcopato di Franco Agostinelli e confermata dal vescovo Rodolfo e dai canonici del Capitolo, volta a valorizzare le figure dei santi apostoli. Non è una scelta casuale, perché l’arte sacra non ha la sola funzione di offrire opere belle dal punto di vista estetico, ma di sostenere il cammino di fede di chi vi si pone davanti ad ammirarle. E’ così anche per le vetrate istoriate della cattedrale, che, andando, man mano a sostituire i vetri semplici, consentono di contemplare, nell’apostolo raffigurato, il messaggio che egli consegna.
La vetrata è stata montata, nei giorni scorsi, come le precedenti, su un telaio metallico trattato con antiruggine. In più, è stato installato un ulteriore vetro a protezione della vetrata stessa. A realizzare l’opera, su bozzetto di Mori, è stata la ditta Vetrate artistiche toscane di Siena.
La vetrata è stata donata alla cattedrale da Maria Rosaria Citerni, grossetana che da moltissimi anni vive a Siena, ma rimasta legatissima alla sua città di origine e alla cattedrale. L’opera è dedicata alla memoria del figlio Guido, prematuramente scomparso, nel 1991, a soli 16 anni.
Per l’artista Francesco Mori, anche lui grossetano trasferito a Siena dove ha il suo laboratorio, questa vetrata è una prosecuzione del lavoro avviato nel 2012. Lo stile, infatti, ricalca le vetrate raffiguranti san Tommaso e san Giacomo.
“Nella composizione e nella decorazione – spiega – mi sono rifatto alla vetrata della monofora che precede questa, che fu realizzata a metà ‘800 da Guglielmo Botti, per creare un’unità di stile nella navata”.
“Anche le due vetrate del transetto fatte nel 1949 dalla ditta La Diana, infatti, furono realizzate – come si dice in gergo – a rulli o a fondo di bicchiere, come quella del Botti: era, dunque, opportuno conservare questa unità di stile a tutte le vetrate che, auspicabilmente, verranno completate con la serie degli apostoli. Lo stile, invece, degli incarnati e dei panneggi, pur essendo classico, è mio personale”.