MASSA MARITTIMA – «Sarà la monocultura mineraria che fa imperare ancora l’idea del lavoro fisso, oppure la mancanza di iniziativa, o forse un mercato sempre più spietato che stritola le piccole imprese nella logica della globalizzazione?» a chiederlo la Segreteria Pci Colline Metallifere.
«Le ragioni potrebbero essere molte tutte con un peso più o meno consistente ma una cosa è certa, l’economia batte la fiacca e quello che potrebbe essere il valore locale rappresentato dalla piccola impresa, connessa alle peculiarità del territorio, rischia di perdersi facendo aumentare di conseguenza lo spopolamento e l’abbandono della città da parte di giovani e coppie».
«Per conferma basta analizzare quello che succede in merito ad appalti e gare per servizi o opere. Per i servizi partiamo da quello che è successo alla Cooperativa Colline Metallifere, realtà economica di genere che ha gestito per decenni il patrimonio artistico e museale, soppiantata da una cooperativa di Viterbo per arrivare all’esternalizzazione del nucleo del Falusi, conquistato da una cooperativa piemontese» prosegue la nota.
«Se ci spostiamo nel settore delle opere le cose non vanno meglio. I 700mila euro previsti per la gara della palestra sono andati ad una ditta di Grosseto, i 90mila per il lago dell’Accesa ad un’altra ditta di Grosseto, mentre i lavori per la piscina per 230mila euro faranno spostare addirittura un’impresa di Catania. I cimiteri, per altri 220mila euro sono quelli che hanno visto l’aggiudicazione ad una impresa più vicina, di Follonica, che ha potuto conquistare il lavoro probabilmente perché in una gara “aperta a tutti” tra i requisiti per la partecipazione ve n’era uno che ha spiazzato altri contendenti, ossia l’esperienza pluriennale nel campo».
«Il Pci si chiede allora come sia possibile che le imprese massetane siano così sfortunate oppure possibile che non abbiano capacità competitive che gli permettano di concorrere e, qualche volta magari, aggiudicarsi servizi opere. Evidentemente qualcosa, per la segreteria del PCI di Massa da rivedere c’è – come dichiara Daniele Gasperi – e per affrontare la questione tra associazioni di categoria, istituzioni e imprenditori sarebbe opportuno aprire un confronto serio».
«Attenzione – prosegue Gasperi a nome della segreteria del PCI -, non si tratta di cambiare le regole del gioco, ma inserire quei requisiti legittimi come valore dell’offerta che sono stati costruiti negli anni da chi ha deciso di intraprendere attività economiche che rischiano di scomparire. La segreteria del PCI ritiene che sarebbe utile anche incentivare e valorizzare quelle soluzioni per la creazione di consorzi tra imprese locali per aumentare la competitività e l’offerta verso il mercato pubblico. Questo significherebbe non solo aumentare il volume per le imprese coinvolte ma far crescere anche l’indotto che naturalmente sarebbe collegato».
«Una delle zone sulle quali puntare, conclude la segreteria del PCI, è la zona commerciale di Valpiana con un rilancio e riqualificazione impedendo che anche quelle aziende presenti con il tempo abbandonino le loro attività e quella diventi un’area di edifici semivuoti. Non ce ne voglia l’amministrazione ma un supermercato sarà pure un importante investimento se verrà realizzato ma prima dei consumi ci deve essere il lavoro e questo lo si fa partendo anche dalla tutela di quello già presente» conclude il Pci.