GROSSETO – È pronto per essere presentato alle scuole del territorio comunale e provinciale il terzo documentario della MyGroup – Esplorandoc realizzato nell’ambito del protocollo d’intesa firmato con il Comune e la Provincia di Grosseto, Fondazione Polo Universitario di Grosseto e l’Istituzione Le Mura. In questo documentario si presenta la fuga di Garibaldi, per la prima volta raccontata ripercorrendo sentieri e strade interessate e soprattutto i comuni coinvolti: Scarlino, Massa Marittima e Follonica. Il tutto con telecamere fisse e un drone.
“Scopo del protocollo nel quale si inserisce questo nuovo documentario è quello di dare un contributo culturale alla valorizzazione e alla promozione del territorio – spiega il sindaco e presidente della Provincia Antonfrancesco Vivarelli Colonna – In primis fuori dalla nostra provincia, ma anche all’interno del nostro stesso territorio a partire dal coinvolgimento degli studenti. Vuole essere questo un modo per far conoscere la storia della Maremma, grazie a un approccio più accattivante. Con immagini suggestive e con materiale divulgativo di maggiore presa anche sui ragazzi. Un contributo alla valorizzazione delle nostre origini per non disperdere un patrimonio storico e culturale che può dare importanti spunti di riflessione anche per il nostro futuro. Dopo i documentari dal titolo la ‘Scoperta dei segreti delle Mura Medicee’ e “Tra Storia e Fede” accogliamo con piacere questa nuova puntata che sarà presto portata all’attenzione dei cittadini e delle scuole”.
– Era il 2 settembre 1849. Giuseppe Garibaldi era fuggito da Roma riconquistata dalle forze franco-papali un mese prima, diretto a Venezia dove rimaneva vacillante l’unica fiammella repubblicana. Il viaggio era stato tragico, i pochi soldati rimasti imbarcati presso Goro su alcuni barconi furono dispersi dalle navi austriache. Garibaldi rimase solo con Leggero e la moglie Anita morente, braccato dagli austriaci e dalla polizia segreta papalina. Confidando in pochi amici sicuri decise di cambiare meta, sconfinare in Toscana e raggiungere la Liguria via mare.
Lo accompagnavano il fido capitan Leggero e gli scarlinesi Leopoldo Carmagnini, Oreste Fontani, Giuseppe Ornani e Olivo Pina, quello che rispondendo a Garibaldi avrebbe voluto far cambiare suono alle campane in spregio alle odiate forze conservatrici e papaline. Architetto della fuga attraverso la Maremma fu Angiolo Guelfi, facoltoso proprietario terriero, repubblicano e patriota di convinta fede, nella cui casa di campagna, nel piano di Scarlino, Garibaldi aveva appena passato la nottata.
– A Cala Martina, alle dieci del mattino, trovarono ad attenderli un peschereccio che lo portò in salvo verso la Liguria.
Garibaldi era accompagnato da quattro persone, quattro scarlinesi e un forestiero. Si sarebbero detti cacciatori, pronti per una battuta di caccia in padule. Ma attraversato il fosso del Fontino dove questo si gettava nell’Allacciante, non presero però per il padule, ma proseguirono verso la via della Dogana. A un certo punto l’uomo si fermò, come risvegliato da un sonno profondo, e si girò verso il luogo da dove proveniva un solenne battere di campane.
– “Che paese è quello?”- chiese ai suoi accompagnatori – “quello è Scarlino, il paese nostro e del capitano, e se ordinate, generale, gli si fa cambiare suono”, l’uomo lo guardò con un sorriso misto di compiacimento e amarezza, scuotendo lievemente la testa, poi ripresero a camminare.
– Il 2 settembre 1900 quell’episodio fu ricordato con il monumento che gli Scarlinesi vollero tributare a Garibaldi e ai suoi salvatori. Fu commissionato a una bottega scarlinese, quella dei fratelli Pasquali, che poi trovarono ben altre fortune lontano da qui (Vincenzo Pasquali è autore, tra l’altro, della Statua della Primavera a Sanremo e del monumento ai caduti di Lione).
– A far scivolare il telo che copriva il monumento fu l’onorevole Ettore Socci, primo deputato maremmano della storia italiana, che tenne il discorso ufficiale davanti ad una folla festante.