Facciate imbrattate dagli spray nel centro di Bagno di Gavorrano; i residenti chiedono le telecamere di sorveglianza
di Annalisa Mastellone
Bagno di Gavorrano – Messaggi d’amore, insulti e sigle. Si presentano così alcuni muri di Bagno, che nel tempo si sono riempiti di scritte spray e a pennarello, deturpando la facciata di alcune strutture, non solo pubbliche, della popolosa frazione.
Sono per lo più frasi romantiche, dichiarazioni d’amore di chi, più o meno corrisposto, vuole conquistare o riconquistare l’amato o l’amata, ma anche simboli, frasi offensive e nomi di diverse forme e colori, urlati a lettere cubitali, o scritti in un angolo nascosto a caratteri microscopici.
Muri imbrattati: nelle fotografie alcuni esempi delle frasi “‘d’amore” e degli insulti che compaiono sulle facciate di alcuni edifici pubblici di Bagno di Gavorrano
E mentre qualcuno, scuotendo la testa, s’intenerisce davanti alle parole d’amore di anonimi innamorati, c’è invece qualche residente che invoca maggiori controlli, piazzando magari qualche telecamera nei luoghi pubblici maggiormente colpiti dai “soliti ignoti”, che da anni ormai prendono di mira alcune zone del paese, quelle più lontane da occhi indiscreti, soprattutto al calare della sera. Come ad esempio gli spazi pubblici nei pressi della piscina comunale, e quelli lungo via Marconi, la strada principale di Bagno, ripresi in queste foto. Proprio in quest’area, settimane fa, era stata segnalata la presenza di alcune vecchie scritte sulle pareti della scalinata che sovrasta i giardinetti pubblici tra via Mameli e via Marconi: qui balzano all’occhio altri segni indecorosi, evidenti sulla statua di Attilio Mariotti, illustre gavorranese, con frasi scritte blasfeme e volgari sulla stele commemorativa, e caratteri a inchiostro che sostituiscono quelli in ferro che mesi fa qualcuno si era divertito a staccare. Un obbrobrio che insieme a una panchina divelta e cartacce in giro, testimonia incuria e degrado, ma soprattutto la frequenza di gesti incivili a danno del patrimonio comune.
«Sono senza dubbio cretini senza senso civico – ha detto un gavorranese, riportando esempi di atti vandalici più pesanti, in paese, come la rottura della statua di Santa Barbara, sul colle della Finoria, ridotta in pezzi oltre un anno fa – che devono essere puniti in maniera adeguata, perché bisogna salvaguardare il decoro del nostro paese». Decoro tutelato dall’articolo 639 del Codice penale, che punisce “chi deturpa o imbratta cose mobili e immobili altrui di interesse storico o artistico ovunque siano ubicate” con una pena “della multa da 258 a 2.582 euro, o la pena della permanenza domiciliare da 6 a 30 giorni ovvero la pena del lavoro di pubblica utilità per un periodo da 10 giorni a 3 mesi”.