CASTIGLIONE DELLA PESCAIA – Il trentenne castiglionese Luca Carrai volerà in Texas per cercare investitori e partner per finanziare il progetto Ethicjobs. Sturt-up che mette al centro il lavoro, Ethicjobs è stata selezionata fra 130 candidate per 70 posti disponibili dopo aver superato brillantemente una selezione che fa capo al Ministero dello Sviluppo Economico: il Global Startup Program, programma di Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Nel 2016, insieme ad alcuni compagni universitari, Carrai inizia a progettare una start-up che mettesse al centro il lavoro: “Ethicjobs considera obiettivo prioritario per le imprese italiane l’etica del lavoro, rendendola di fatto un valore aggiunto, un fattore discriminante a vantaggio dell’impresa stessa” spiega.
Nel 2017 Ethicjobs si costituisce come Società Benefit s.r.l. con un capitale sociale di 30mila euro e otto soci. Fin da subito iniziano a collaborarvi esperti di ogni genere: informatici, economisti, consulenti d’impresa, legali, commercialisti, statistici, ricercatori ed esperti di marketing. Inoltre, si apre nell’immediato una stratta collaborazione con le Università, in particolare con il Dipartimento di statistica dell’Università di Bologna e l’Università Bocconi di Milano nell’ambito dell’iniziativa “The Startup Training”.
Ma come funziona Ethicjobs? Si tratta di una piattaforma web a cui possono iscriversi aziende di qualsiasi settore per ottenere una certificazione “per i migliori standard di qualità lavorativa”. Ai lavoratori viene distribuito un questionario, scaricabile anche online, in forma assolutamente anonima e controllata. In base ai risultati viene stabilito lo status dei dipendenti e in seguito vengono sensibilizzate le aziende sui loro diritti e sugli strumenti necessari per migliorare e rendere più efficiente e produttivo il luogo di lavoro.
“Il team di Ethicjobs – raccontano Luca e i suoi compagni – vuole aiutare gli imprenditori a individuare cosa funziona, cosa c’è da migliorare, cosa va cambiato, anche grazie all’apporto di studi scientifici. I dipendenti dell’azienda stessa possono certificare le condizioni lavorative, con votazioni anonime e controllate, realizzate in modo da salvaguardare il personale ed evitare danni alle imprese.
Dai test effettuati in alcune aziende si è scoperto che la che la variabile più importante non è lo stipendio (addirittura al sesto posto), bensì altri fattori come il benessere”.