Viaggio epico di due giuncarichesi alla scoperta del fascino architettonico di Hauterives, antico borgo vicino a Grenoble; quasi duemila chilometri in moto per raggiungere la Francia dalla Maremma
L’IDEA – «Ogni viaggio – ci spiega con entusiasmo Michele Amadori – piccolo o grande che sia, per me deve essere motivato da un interesse ben preciso che soddisfi la propria curiosità». La storia del viaggio dalla Maremma alla Francia, da Giuncarico a Hauterives, inizia da lontano, ci dice Michele, molto tempo prima di salire «in sella alla mia Suzuki d’epoca» lo scorso 11 agosto. Tutto inizia da una semplice “chiacchierata” con uno degli ospiti dell’agriturismo gestito da Michele e dalla sua famiglia. «Tempo fa – ci racconta Michele – venne in villeggiatura da me un architetto milanese, con la sua famiglia. Lui rimase incuriosito da alcune colonne che avevo realizzato io stesso in casa mia e mi disse che quelle colonne gli avevano ricordato l’architettura di una città francese vicino a Grenoble, una struttura complessa e onirica».
Michele Amadori (a sinistra) e Michele Bambagioni con le loro due moto
LA STORIA – Incuriosito da questo racconto e dalle descrizioni dell’Architetto, Michele ha iniziato a raccogliere notizie e informazioni su questo “strano” luogo che aveva suscitato la sua curiosità e la sua “sete” di conoscenza. «Con una semplice ricerca – ci racconta ancora Michele – riesco a scoprire che in una piccola frazione chiamata Hauterives, ad un centinaio di chilometri da Grenoble nella Francia sud orientale, abitava un certo Josep Ferdinand Cheval (1836-1924), un personaggio particolare e un costruttore sui generis».
La storia di questo stravagante costruttore è molto curiosa. Inciampato in una pietra di forma strana, Josep Ferdinand Cheval prese ispirazione per la costruzione della sua “citta’ ideale” , un’opera naif, veramente incredibile con una mescolanza di stili unica. Ma la cosa più strana della vicenda umana di Cheval è il modo con il quale riuscì a costruire questa città dei “sogni”. Cheval faceva il postino e la sera costruiva il suo tempio alla luce a volte di una lampada ad olio, impiegando per la sua opera ben 33 anni e trasportando il materiale occorrente con una carretta di legno o a volte mettendosi i sassi in tasca quando faceva il giro con la bicicletta per consegnare la posta. Fece tutto da solo tanto che sulla facciata nord della costruzione è stata incisa una frase molto significativa: “Travaille du un sol homme“.
Una storia davvero affascinante che da sola ha convinto il nostro amico centauro a superare qualsiasi dubbio e a partire ad ogni costo. «Mi son detto devo andarci per forza – ci ha detto Michele – anche da solo». Ma proprio prima di partire, anche lui entusiasta della meta e della lunga strada per raggiungerla si è aggiunto alla spedizione anche Michele Bambagioni, che già altre volte era stato un fedele compagno di viaggio dell’altro Michele.
Un viaggio affascinante e insolito, che noi del Giunco abbiamo voluto raccontare per celebrare la voglia di scoprire il mondo che ha animato e che anima i due nostri amici centauri.