FIRENZE – Via libera della giunta regionale ai progetti sui ‘vigili di quartiere’ presentati dai quindici comuni già a febbraio individuati come beneficiari dei finanziamenti messi a disposizione della Regione: quasi 9 milioni per tre anni, tali da coprire la spesa per assumere ottanta agenti. Vigili in più, dedicati esclusivamente a questo. Le pattuglie a piedi lavoreranno nelle strade e nei quartieri più ‘delicati’, proponendosi come punto di riferimento per i cittadini e per i commercianti; e la spesa per gli stipendi sarà coperta dalla Regione. “Nei prossimi giorni saranno firmate le convenzioni con i Comuni, ma molti sono già all’opera nel reclutare il nuovo personale. Un paio di mesi al massimo e saranno tutti pronti a partire” spiega l’assessore alla presidenza della Toscana, Vittorio Bugli.
L’idea era stata lanciata nei mesi scorsi, accanto alla richiesta al Governo di un innalzamento della dotazione organica delle forze dell’ordine, che risulta tuttora insufficiente in Toscana. “Il problema rimane e non era una richiesta strumentale – sottolinea il presidente della Toscana, Enrico Rossi – Vorrei sapere se i ripetuti annunci del ministro dell’interno sull’arrivo di nuovi poliziotti e carabinieri realmente si è tradotto, al netto dei pensionamenti, in un saldo positivo deglii organici delle forze dell’ordine sul territorio”. “Il nostro – conclude Rossi assieme a Bugli – sicuramente è un aumento concreto: un progetto pensato per le realtà più fragili, con solo un annuncio, con ottanta vigili urbani in più”.
I dettagli dell’iniziativa della Regione sono stati messi a punto dopo ottobre dell’anno scorso. Sono state trovate le risorse e a febbraio è stata approvata la delibera che ha definito l’elenco della città dove gli ottanta vigili inizieranno ad operare: quindici comuni scelti in base ad un criterio concordato con Anci, l’associazione dei Comuni, che è basato sull’indice di delittuosità in rapporto al numero di ‘abitanti equivalenti’ dei territori. Di fatto sono stati conteggiati non solo i residenti ma anche i pendolari, gli studenti, chi nelle città si sposta giornalmente in entrata e uscita e naturalmente i turisti. Sono stati considerati inoltre solo i Comuni con un numero di abitanti equivalenti sopra 35 mila: quelli fino a 55 mila avranno risorse per impegnare due vigili di quartiere su due turni, sopra 55 mila due vigili per tre turni.
Nell’elenco figurano così Viareggio, Pisa e Firenze, Massa, Prato, Livorno, Lucca, Pistoia, Grosseto e Arezzo. In tutte queste dieci città sono previste tre coppie di vigili di quartiere distribuite in altrettanti turni giornalieri, a spese della Regione. Sono 675 mila euro in tre anni per Comune. Campi Bisenzio, Pontedera, Sesto Fiorentino, Empoli e Piombino con il sostegno della Regione potranno contare invece ciascuno due coppie di vigili di quartiere al giorno: 450 mila euro per ciascuno la spesa da sostenere dal 2019 al 2021. Gli agenti saranno tutti formati attraverso un corso tenuto dalla scuola interregionale di polizia locale, ente creato anni fa dalla Toscana assieme a Liguria ed Emilia Romagna. La giunta, oltre ad approvare i progetti presentati, ha definito anche la convenzione che dovrà essere firmata con ciascun Comune.
Ad essere impegnati come vigili di quartiere potranno essere i nuovi assunti oppure agenti già in servizio, con però altrettanti vigili a tempo determinato arruolati per sostituirli nei servizi in cui finora erano impiegato. Il saldo dovrà infatti essere sempre positivo. Il progetto prevede un finanziamento per tre anni, dal 2019 al 2021, per aumentare l’organico del personale di polizia municipale da destinare alla polizia di prossimità. Gli agenti dovranno svolgere esclusivamente i compiti di vigili di quartiere e trascorsi i primi tre anni i Comuni si impegnano a proseguire nel progetto fino al 2023, sostenendone integralmente, a quel punto, la spesa.
La rivoluzione del modello di ‘polizia di prossimità’ sta nella vicinanza ai cittadini. “Si ribalda di fatto il paradigma – spiega l’assessore -: in un certo senso non è più il cittadino che deve recarsi al comando per denunciare, per lamentarsi, per chiedere o sollecitare un intervento, ma è l’agente che si muove sul territorio, parla con i cittadini, comprende le loro problematiche ed interviene per risolverle addirittura prima che una necessità emerg”a. Azione di prevenzione (anche sociale) prima che di contrasto e un approccio proattivo. La polizia adatta la sua organizzazione alla realtà locale e alle problemi vivi del territorio. C’è anche la possibilità di collaborare con il cittadino stesso per aumentare la sicurezza delle città, rendendolo partecipe nel raggiungimento della propria sicurezza oggettiva e soggettiva. L’orientamento all’ascolto e la capacità di cr eare relazioni di fiducia è uno dei punti chiave del successo di questo modello organizzativo.
Città per città, i quartieri presidiati: a Grosseto sarà sotto presidio il centro storico
Non solo presidio nei quartieri – I vigili di quartiere sono comunque solo uno degli strumenti che la Regione ha deciso di mettere in campo per aggredire il problema della sicurezza, che spesso è anche solo un problema di percezione, visto che crimini e reati da più anni sono in calo. Contrastare degrado e criminalità e rendere le città più sicure necessita di studi, analisi e soprattutto di politiche integrate.
In tre anni la Regione ha distribuito contributi per quasi 3,5 milioni per finanziare sistemi di videosorveglianza a livello locale. Ne hanno beneficiato 228 Comuni e 18 Unioni, 172 progetti in tutto. Con i PIU, i progetti di innovazione urbana, ha finanziato con i fondi Fesr 2014-200 anche otto diversi interventi di riqualificazione urbana per altrettanti Comuni, con un contributo di quasi 44 milioni.
Ci sono poi i progetti speciali sulla sicurezza: cinque finanziati con quasi seicentomila euro alla fine del 2016 (Livorno, Prato, Pisa, Firenze, Lucca) a cui si sono aggiunti poi l’Osmannoro (tra Firenze, Sesto e Campi Bisenzio), Montecatini Terme, Arezzo, Grosseto, Rosignano Marittimo, San Giovanni Valdarno e Poggibonsi. Ad oggi il finanziamento regionale già supera il milione. Si tratta di esperienze di presidio e controllo di vicinato, esempi e modi diversi per ‘aggredire’ lo “sballo” notturno e rendere la movida vivibile, progetti di rivitalizzazione di centri storici e di quartieri degradati con una diversa progettazione urbanistica ma anche attraverso animazione culturale e artistica. Un quartiere vissuto, animato da negozi e con piazze che si riempiono di gente, può essere infatti un antidoto al senso di insicurezza percepita se piazze e strade sono deserte ed abbandonate.