GROSSETO – Si apre questo pomeriggio alle 19 al Cassero Senese una mostra fotografica di Manfredi Gioacchini dal titolo ‘People and places’. L’esposizione, aperta fino al 20 luglio, è organizzata dalla Pro Loco Grosseto e dal Comune di Grosseto e resterà aperta tutti i giorni 18,30-23,30 chiusa il lunedì. Manfredi Gioacchini, di origini grossetane è un fotografo di 26 anni, vissuto tra Roma, Tokyo, Londra, Berlino e New York, città in cui vive attualmente. La mostra intitolata “People and Places” vedrà la partecipazione dell’assessore comunale alla Cultura Anna Stellini e del presidente della Pro Loco cittadina Umberto Carini.
“L’occasione della realizzazione di questa interessante mostra – ha precisato il presidente della Pro Loco Umberto Carini – è fornita dall’istituzione di una borsa di studio intitolata al professor Giovanni Marini a favore di giovani artisti nella promozione della loro opera”.
“Si tratta di un fotografo giovane ma già affermato a livello internazionale – ha detto l’assessore alla cultura del Comune Giovanna Stellini – che ritengo possa costituire anche uno stimolo per tanti giovani grossetani. Quella che apriamo giovedì è una mostra che rappresenta un’ulteriore tappa del percorso di valorizzazione del Cassero Senese, che si affianca alle opere del premio Basi in esposizione negli spazi esterni della fortezza”.
Le opere Si tratta di una selezione di immagini tratte da due cicli, Portraits (Parigi 2011) e Solstice (Roma 2011), affiancate da immagini di luoghi che l’artista ha fotografato nel corso dei suoi spostamenti e viaggi (dalla Spagna, all’Africa, agli Stati Uniti) e da cinque ritratti di donne di Grosseto appositamente realizzati per l’esposizione. Una chiave di lettura all’intera mostra, fatta di immagini così apparentemente diverse fra loro, ma legate da un percettibile filo conduttore, è fornita dall’espressione “Private conversation” utilizzata dallo stesso artista, una conversazione personale che crea legame ed annulla il filtro della macchina fotografica, permette di cogliere con naturalezza l’intimità di chi è fotografato, scavando oltre l’apparenza con la quale spesso la superficialità e la velocità della vita quotidiana ci costringono a convivere.
Gli strati di verità, nelle foto di Manfredi, sono immediatamente percepibili nella loro frammentarietà e disorganicità. In queste immagini niente mente, e ciò che si nasconde rivela significati ambigui e stimola domande destabilizzanti. In questa mostra l’artista racconta un’intimità che sorprende per l’apparente stridore fra la violenza comunicativa e la delicatezza del linguaggio usato, in un equilibrio reciproco che attraversa tutto il lavoro di Gioacchini.
Come se ascoltasse un racconto, lo spettatore affianca l’artista in questo percorso di immagini e l’iniziale discrezione diventa istintiva partecipazione emotiva, fino a farsi co-protagonistra del processo narrativo. “Non è semplice aggiungere parole laddove l’immagine crea con naturalezza un dialogo immediato – scrive Marta Paolini facendo un profilo critico di Manfredi Gioacchini – il linguaggio fotografico a volte riesce ad essere destabilizzante, creando inaspettati contrasti e provocando interiori riflessioni, accogliendo le contraddizioni dell’umano come compagne di viaggio”.