GROSSETO – Fiscascat Cisl Grosseto, Filcams Cigl e Uiltucs Uil, annunciano uno stato di agitazione per sostenere i lavoratori della Pam e chiedere che l’azienda torni sui proprio passi.
Da tempo, infatti, la catena della grande distribuzione ha attuato il contratto di solidarietà, chiedendo a tutti i dipendenti di compiere uno sacrificio a tutela dei posti di lavoro propri e dei colleghi. Adesso giunge notizia di una nuova richiesta da parte della proprietà: quella di rinunciare a parte del salario, circa 5mila euro all’anno, per evitare la chiusura.
“Non possiamo accettare questo tipo di minacce – dicono i sindacati unitari- rappresentati da Alessandro Gualtieri (Fisascat), Massimiliano Stacchini (Filcams) e Elisabetta Lanzoni (Uiltucs) e siamo invece disponibili al confronto, per impedire che i punti vendita di Pam vengano chiusi”.
Fisascat Filcams e Uiltucs ricordando come a livello locale, da tempo ci sia stata una diminuzione nelle vendite. Negli ultimi 15 anni, infatti, si sono insediate o hanno rafforzato la propria presenza sul territorio catene come Conad, Emi, Simply, Lidl, Eurospin. “Di contro, l’azienda Pam ha rinunciato a qualsiasi tipo di investimento. Ha deciso di non acquistare il fondo di via Senegal a Grosseto, dove oggi Conad, che invece lo ha acquisto, ha un buon ritorno di vendita e ha rinunciato anche all’apertura di un supermercato a Orbetello nei locali poi ceduti ad Unicoop Tirreno, con un’operazione che per l’acquirente si sta dimostrando di successo. Negli ultimi anni i lavoratori di Pam sono venuti incontro alle esigenze dell’azienda, attraverso auto riduzioni dell’orario di lavoro, cassa integrazione, contratti di solidarietà, in vigore con una percentuale del 23%”.
“Sorprende, quindi, la nuova richiesta dell’azienda che, evidentemente non soddisfatta, ha chiesto un ulteriore sacrificio ai lavoratori”. Pam, infatti, vorrebbe attuare un accordo di prossimità, che prevede l’azzeramento degli scatti di anzianità e dei premi aziendali per un valore approssimativo intorno ai 5.000 euro lordi all’anno. “In alternativa – aggiungono Gualtieri, Stacchini e Lanzoni – minaccia la chiusura dei negozi di Grosseto, mettendo i lavoratori, di fatto, di fronte a un ricatto”.
“Inoltre – continuano – avrebbero indicato verbalmente degli incentivi alla buona uscita inferiori a quelli dati in altre sedi e ricercano, anche a mezzo stampa, figure professionali esperte, tra cui un responsabile per il punto vendita di Grosseto”. Per questo i sindacati ricordano di non essersi mai sottratti al confronto, specie nei momenti di difficoltà di una azienda e chiedono a Pam di “… aggiornare la buona uscita, ma soprattutto di presentare un progetto organizzativo e commerciale che preveda, tra le altre cose, una riorganizzazione dei servizi ai clienti, una rimodulazione degli orari di apertura e chiusura, una promozione dei prodotti più attenta al territorio”.
“Crediamo – concludono i sindacati – che ogni sacrificio richiesto e accettato dai lavoratori sarebbe inutile senza un rilancio organizzativo e commerciale”. Per questo l’assemblea ha deciso lo stato di agitazione, chiedendo alle organizzazioni sindacali di trattare per trovare soluzioni che garantiscano l’occupazione e il salario.