GROSSETO – Mettetevi comodi. Pronti a strabuzzare gli occhi e a buttare a mare i luoghi comuni sugli “stranieri”. Eh già. Perché le imprese immigrate che operano in Toscana non sono solo tante – con l’incidenza più alta in Italia rispetto al numero totale delle aziende iscritte alle Camere di commercio. Ma anche perché gl’imprenditori stranieri di oggi sono terribilmente simili a quelli toscani che negli anni 70 e 80 hanno fatto la fortuna del modello di sviluppo regionale basato sui distretti: autoimprenditorialità, micro e piccola impresa, forte componente artigianale, catena della subfornitura. Insomma gli imprenditori stranieri che vivono oggi in Toscana sono “Noi” quaranta o cinquant’anni fa. Pari pari. Anche se i sovranisti inorridiranno all’idea……
Questo è solo uno dei molti spunti di riflessione che offre la ricerca ”Impresa straniera e traiettorie di sviluppo in Toscana” realizzata da Irpet (Istituto regionale per l’economia della Toscana) e Icse&Co (International centre for southern Europe). Presentata venerdì scorso a Firenze, a palazzo Strozzi Sacrati.
In questo contesto, naturalmente sta anche il territorio di Grosseto, con le sue 2.185 imprese immigrate registrate alla Camera di commercio al 31.12.2016, corrispondenti al 4,1% di tutte le aziende straniere della regione (fonte: rapporto Idos su “Immigrazione ed Imprenditoria 2017). Che poi nel 2017 sono diventate 2.256, equivalenti all’8% di quelle totali presenti in Maremma e sull’Amiata grossetano (fonte: Simurg Ricerche).
Quello che in prima battuta sorprende leggendo la ricerca, è che la Toscana risulta essere la regione in Italia con la più alta incidenza di impresa immigrata rapportata alla base imprenditoriale complessiva (12,9%). Più di regioni come Lombardia, Veneto, Emilia Romagna o Lazio. Un dato che va associato al fatto che le imprese straniere crescono cinque volte più della media nazionale, e da sole costituiscono il 42% di tutto l’incremento delle nuove imprese registrato nel 2017 nel belpaese. (fonte: UnionCamere-InfoCamere).
Complessivamente, con i suoi 408.463 stranieri residenti (anno 2017), la Toscana è la quarta regione d’immigrazione a livello nazionale. Esattamente gli stranieri sono il 10,9% della popolazione regionale – due punti sopra la media nazionale (8,5%) – con il valore più alto a Prato, dov’è immigrato oltre un residente su sei (17,5%). Firenze arriva al 13,0%, ma si mantiene al di sopra della media regionale anche Siena (11,2%). Grosseto, invece, col 10,51% dei residenti stranieri, è appena sotto la media regionale.
Se questi sono i numeri dei cittadini stranieri residenti nella nostra regione, ancora una sorpresa viene dal constatare la «propensione all’imprenditorialità» che si riscontra nelle comunità degli immigrati, molto più alta di quella di Italiani e toscani. Nella nostra regione, infatti, a fine 2016, erano registrate 53.578 imprese straniere equivalenti al 12,9% di quelle della Toscana, con un’impresa ogni 8 cittadini stranieri residenti. «D’altra parte – spiegano i ricercatori – già negli anni ’90 la schiera delle imprese straniere era triplicata. Successivamente, negli anni 2000, il vero e proprio boom con un aumento di oltre il 427% rispetto al decennio precedente. Dal 2010 invece la quota cresce il 34,3% rispetto al decennio precedente.
Altro dato impressionante, l’incidenza delle imprese straniere sul totale di quelle artigiane tocca in regione il 40% (dati Idos 2017), per cui – sottolinea la ricerca – «nel medio-lungo periodo non è azzardato ipotizzare un eventuale sorpasso della componente artigiana straniera su quella nazionale».
Redigendo una graduatoria della presenza imprenditoriale degli stranieri, quasi la metà del totale delle aziende è concentrata a Firenze (31,5%) e Prato (17,05), a seguire Pisa 10,1%, Lucca (7,9%), Arezzo (7,3%), Pistoia (6,8%), Livorno (6,6%), Massa Carrara (4,6%), Siena /4,2%) e Grosseto (4,1%).
Sorprese che contraddicono i luoghi comuni, infine, arrivano anche dall’analisi della vocazione imprenditoriale per genere. A prima vista emerge uno squilibrio: solo il 26,6% delle imprese straniere ha una donna per titolare; incidenza bassa considerando il peso della componente femminile nel mercato del lavoro. Ma che, tuttavia, è superiore a quella dell’impresa femminile sul totale delle imprese in Toscana (sia straniere che non), che si attesta attorno al 23%. Malgrado le recenti dinamiche positive.
Quanto alle nazionalità a livello territoriale – che incidono sulla vocazione produttiva – i Cinesi sono maggioranza a Prato, Firenze, Empoli e San Miniato; gli Albanesi a Montecatini, Pistoia, Montevarchi, Siena e Poggibonsi; i Romeni ad Arezzo, Massa, Carrara e Grosseto; i Senegalesi a Livorno, Pisa e Pontedera, ed i Marocchini a Lucca, Piombino e Carrara insieme ai Romeni.
Guardando invece alla composizione settoriale delle aziende immigrate, nel complesso «la quota dell’industria (47,9%) si attesta in Toscana ad un valore superiore rispetto ai servizi (46,5%). «Si tratta di un aspetto molto peculiare – secondo gli estensori del report di Irpet e Icse&Co – che distingue l’impresa immigrata toscana dalla base imprenditoriale autoctona. Che nella nostra regione, così come nel resto del aese, è molto più focalizzata su servizi e terziario». Caratteristica importante anche nel confronto con la media nazionale, inferiore di 15 punti percentuali.
Le attività industriali, che includono le costruzioni, inoltre, sono prevalentemente inserite nei distretti: Prato in primis, ma anche Firenze, Pistoia, Arezzo e Siena. Invece le 5 province costiere presentano la situazione opposta con punte di manifatturiero e servizi a Livorno, Pisa, e Massa Carrara. Al comparto manifatturiero appartiene il 20,8% delle imprese, rispetto a un dato nazionale che si attesta solo al 7,8%. Interessante anche il maggior peso dell’agricoltura regionale (4,3%), dovuto al sud della Toscana (Grosseto 25,3%, Siena 14,8% e Arezzo 7,3%) e a Pistoia (7,7%) con la sua specializzazione legata al distretto florovivaistico.
Naturalmente non sono tutte rose e fiori. Perché quanto a dimensioni aziendali le imprese straniere in Toscana sono in grandissima maggioranza micro e piccole, e operano in comparti ad alta concorrenza, con poche barriere all’ingresso nel mercato e a più bassa remuneratività. Quindi più esposte agli effetti della congiuntura economica negativa. Gli stranieri che operano nella nostra regione, inoltre, hanno problemi con la lingua e soprattutto con accesso al credito, comprensione dei meccanismi burocratici e amministrativi, relazioni istituzionali.
Ciononostante le imprese straniere hanno continuato a crescere in modo continuo e significativo anche nel momento più duro della crisi, e in molti comparti hanno garantito la continuità alla base produttiva regionale. Sarà ben capire alla svelta quanto bene possono fare al sistema Toscana, e agire di conseguenza.