GROSSETO – Anna Del Vacchio, promotrice dell’iniziativa “Mani cantanti” risponde al presidente Agfa Stefano Niccoli, che ieri aveva sollevato dubbi in merito all’iniziativa che si è tenuta presso l’aeroporto militare di Grosseto. «Rispondo subito alla prima domanda presente nel titolo dell’articolo “A chi serve l’iniziativa?” Di certo non a bambini sordi, visto che nel coro Mani Cantanti non ve ne sono e non perché “non sono previsti” come afferma lei, ma semplicemente perché nelle classi dove questa metodologia viene sperimentata non vi sono bambini sordi».
«Non metto in dubbio che ne siano passati dalla scuola dove insegno ma non sono stati miei alunni nei quattro anni da quando sono in questo Istituto Comprensivo. Nelle mie classi invece ho molti bambini stranieri, alcuni che non parlavano per niente o pochissimo l’italiano ed erano impossibilitati perciò a comunicare i loro bisogni, le loro emozioni, i loro sentimenti. Ho anche diversi bambini con disturbi specifici dell’apprendimento (disgrafia, discalculia, dislessia e disprassia), e altri bambini con bisogni educativi speciali e disabilità di varia natura. Ecco a loro sicuramente serve Mani Cantanti».
«Intanto gli piace, piace a tutti in verità, anche ai bambini che non presentano alcuna problematica e questo probabilmente perché Mani Cantanti si integra con la musica che nella scuola è, da sempre, uno strumento potente per trasmettere significati e contenuti. Tanto che un metodo per l’insegnamento della musica nella scuola primaria, il Metodo Four di Laura Polato, ha inserito Mani Cantanti nel regno di suono-ritmo poiché musica, canto e movimento generano un’armonia coreutica. Non ho parenti sordi ma interagisco con l’Ente Nazionale Sordi visto che ho bisogno degli interpreti per l’uso che faccio della Lingua dei Segni non essendo la mia lingua madre. Non porto avanti battaglie per conto di nessuno, né porto bandiere: sono solo un’insegnante che cerca ogni giorno di trovare strumenti per far acquisire ad ogni alunno, nessuno escluso, tutte le competenze necessarie per diventare un cittadino di questo Paese».
«Trovo che la Lingua dei Segni sia una modalità espressiva estremamente affascinante e lo penso da tutta la vita, fin da quando, a circa 8 anni, ho assistito all’inserimento di un bambino sordo protesizzato nella classe di mio fratello minore: uno dei primissimi casi oltre quarant’anni fa, quando i bambini sordi venivano mandati esclusivamente nelle scuole speciali – prosegue la nota di Anna Del Vacchio -. Quello che mi stupisce, in tutta onestà, è il fatto che questa critica dell’Agfa arrivi solo ora visto che, invece, l’esperienza del coro in Lingua dei segni a scuola è da oltre tre anni sui media locali e nazionali avendo partecipato a diverse grosse manifestazioni locali, nazionali ed internazionali e avendo ricevuto perciò l’attenzione del Miur. L’evento di sabato al 4° Stormo per la presentazione del libro, era ad ingresso libero ed è stato ampiamente pubblicizzato sui media locali e nazionali ma nessuno dell’Agfa era presente, se qualcuno ci fosse stato avrebbe compreso che Mani Cantanti ha riscontrato evidenze di accelerazione dell’apprendimento dell’italiano per i bambini non italofoni, miglioramenti nelle abilità grafiche degli alunni (e questo posso testimoniarlo in prima persona anche come madre) e capacità di inclusione totale per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali, quali che siano. In più consente alle persone sorde che usano la Lingua dei Segni, di seguire in toto uno spettacolo musicale».
«In molti Paesi europei e negli Stati Uniti, la Lingua dei Segni viene studiata ed usata dagli insegnanti degli asili nidi per comunicare con i bambini che ancora non hanno imparato a parlare e ad esprimersi. È il linguaggio simbolico pre-verbale per eccellenza. E parliamo sempre di bambini udenti ma “senza voce”, nel senso che non ce l’hanno ancora perché troppo piccoli. Mani Cantanti non è una metodologia rivolta a persone sorde ma uno strumento amplificante la comunicazione per il bambino udente nonché un mediatore culturale per il bambino non italofono».