GROSSETO – È stato un lavoro lungo e di condivisione e che proprio per questo alla fine è riuscito a mettere tutti d’accordo. È questo il giudizio, più o meno unanime, rispetto al nuovo codice del commercio della Regione Toscana, un documento importantissimo per lo sviluppo commerciale ed economico del territorio, tanto che Confesercenti e Ascom Confcommercio hanno deciso di presentarlo assieme, in un incontro pubblico, a cui hanno preso parte, oltre ai vertici delle due associazioni di categoria, anche Leonardo Marras, capogruppo Pd in consiglio regionale e Gianni Anselmi, consigliere regionale e presidente della seconda commissione.
Tra gli argomenti trattati le sagre, che dovranno essere incentrarsi su prodotti tipici locali e non potranno durare più di dieci giorni, ma anche il limite, lungamente dibattuto, per le grandi strutture di vendita, fissato in 15 mila metri quadri di superficie, una scelta che vuole evitare «dimensioni tali da assorbire tutto il mercato e non compatibili con le caratteristiche del territorio toscano». Il codice regolamenta anche la vendita dei giornali (da oggi vietata nei ristoranti) e il commercio ambulante. Insomma una normativa ad ampio raggio che è anche uno strumento economico e di sviluppo.
I presidenti delle due associazioni di categoria, Carla Palmieri (Confcommercio) e Giovanni Caso (Confesercenti) hanno sottolineato l’importanza della concertazione. «Un testo che riequilibra la concorrenza tra grandi e piccoli – afferma Palmieri – e che pone dei paletti al tema delle sagre». «Il commercio è stato il settore che più ha sofferto in questi anni – gli fa eco Caso -: il nuovo codice del commercio colma quello che era un vuoto normativo».
Gianni Anselmi ha poi parlato della «rilevanza del sistema della piccola e media impresa aldilà della funzione meramente commerciale, specie nei piccoli borghi. Una funzione di presidio, antidegrado. Il primo pilastro di questo codice del commercio è la condivisione, il secondo è il ruolo del comune, il terzo pilastro sono gli articoli 110 e 111 che trattano dei Ccn, i centri commerciali naturali». In merito al ruolo dei Comuni ribadisce «Per aprire un’attività servirà lo strumento dell’autorizzazione, inoltre le amministrazioni potranno decidere ad esempio di non far aprire nuove edicole. Abbiamo introdotto norme sui temporary store, con il limite dei 90 giorni. E le attività temporanee di vendita legate ad una manifestazione dovranno vendere merce pertinente alla manifestazione stessa».
Per i Ccn prosegue Anselmi «Si può pensare a progetti di rigenerazione urbana proprio legati a questi spazi ma anche a trasformare la città, magari con agevolazioni fiscali perché queste non sono solo attività commerciali ma sono determinanti per la qualità della vita delle persone e per la tenuta sociale degli spazi urbani».
Gabriella Orlando direttore provinciale Confcommercio parlando delle sagre afferma «Adesso le amministrazioni non hanno più scuse, entro primavera tutti dovranno dotarsi di nuovi regolamenti sulle sagre». Poi parlando del commercio on line chiede da parte dello Stato «una maggior regolamentazione del settore, dominato da colossi che operano fuori del nostro paese» e per le edicole chiede che la vendita venga vietata nei supermercati.
Massimo Biagioni direttore regionale Confesercenti si dice soddisfatto: «La scelta della concertazione è stata quella giusta. La Regione ha dato un quadro ai comuni entro cui muoversi, anche in tema di sagre. Dopo il fallimento della deriva liberista non ci sono stati più occupati né sviluppo e i negozi continuano a chiudere. Dobbiamo trovare un’altra chiave».
«Ogni scelta, ogni norma, è una scelta politica» afferma il consigliere regionale Leonardo Marras. «I Comuni possono scegliere anche in merito alle imprese. Anche quella tra sagre e ristoratori è una scelta: se far pendere la bilancia verso le sagre e magari le società sportive, o verso chi fa ristorazione e impresa tutto l’anno. Anche per quanto riguarda i controlli, mi si chiede chi può farli. Gli stessi che fanno i controlli a chi apre un negozio: la Polizia municipale. In questi anni è successo di tutto e ne hanno fatto le spese il sistema della distribuzione e le imprese. La grande distribuzione europea è un fenomeno degli ultimi 15 anni. I grandi marchi, i centri commerciali. Per regolare il commercio on line deve intervenire l’Europa: la concorrenza senza regole non esiste, o il più grande mangia il più piccolo e invece bisogna tutelare il commercio e l’impresa che dà lavoro, quello buono che vogliamo rispettare».