FOLLONICA – «La “pineta non sarà più quella di prima” (quella di ponente, dove sono i giochi): constatazione legittima, ma è così da molto. Come la mano dell’uomo ha disegnato le pinete sul litorale, così le manchevolezze e l’età le deperiscono e, di nuovo, la mano dell’uomo le può e le deve rigenerare» così Ettore Chirici, capogruppo di Gente di Follonica, interviene sull’abbattimento dei pini, difendendo l’operato della giunta.
«La pineta di ponente – spiega Chirici – dove sono i giochi (il “Parco di Assunto” si diceva) è oggetto di intervento radicale perché gli alberi di fatto non c’erano più: partiamo da questo. L’immagine è certo devastante, un monito a non ripetere gli errori del passato. Quanto alle cause, sono molte: età, trasformazione nel tempo in parco urbano, calpestio, interventi non sempre adeguati, per lungo tempo carenze di manutenzione. Sì, perché anche gli alberi fanno i conti con l’età e con l’ambiente e la cura programmata e consapevole è necessaria per mantenere qualsiasi luogo verde. L’attuale Amministrazione, a differenza delle precedenti, non sta procedendo né a tentoni, né con iniziative demagogiche e si è fatta carico del problema di restituire alla città nel tempo questo parco urbano. La giunta Bonifazi, ad esempio, anni fa, dette il via ad un progetto dimostratosi inutile, solo di facciata e dispendioso, senza però un disegno del futuro».
«L’attuale Giunta – sottolinea il capogruppo – accogliendo anche nostre sollecitazioni, ha costruito la collaborazione con il Corpo Forestale (oggi Carabinieri) e con l’Università di Firenze. E’ cioè partita dalle competenze e professionalità vere per ricostruire il parco urbano. Non mi pare giusto e nemmeno utile polemizzare perché sono stati abbattuti i pini, senza che si dia atto della svolta che, su questo argomento, la maggioranza ha impresso. Gli errori fatti in passato da altre amministrazioni ci devono insegnare che anche gli alberi hanno necessità di cura, assistenza e di programmazione per il mantenimento. Quindi un progetto fatto di messa a dimora di nuove piante, di attenzione alla loro crescita e di cura nel tempo. Ci vorranno anni perché il parco torni tale, ma se non avessimo iniziato, mai lo avremmo. La scelta di mettere a dimora non solo pini, ma anche lecci e frassini risponde a vari criteri: la biodiversità, tempi di crescita e di vita diversi, necessità di non avere pini lungo il perimetro (sia per i danni provocati dalle radici, sia perché rimarrebbero soffocati”). La scelta di mettere piante alte circa 3 metri, a sua volta, ha l’obiettivo di accelerare i tempi dell’esito voluto».
«Cogliamo allora questa occasione di rigenerazione del parco – conclude Chirici – per discutere e proporre ulteriori azioni di salavguardia e fruibilità dei parchi urbani: percorsi ciclabili di attraversamento, rafforzare la pulizia, difendere le aree giochi dai vandali, incrementare il controllo notturno contro lo spaccio (problema non solo delle pinete), migliorare l’illuminazione, coinvolgere i cittadini nella manutenzione e nel mantenimento. La ricostruzione di questo parco era un obiettivo per il 2018 e l’impegno è stato mantenuto. Non m i sembra poco».