GROSSETO – Si è tenuta questa mattina, mercoledì 28 novembre, la prima udienza di fronte al Giudice del lavoro dei dipendenti Mediaworld del punto vendita di Grosseto. Si tratta di 15 persone – 10 lavoratori iscritti alla Fiscascat Cisl, rappresentati dall’avvocato Silvia Muratori, 2 lavoratori iscritti alla Filcams Cgil, seguiti dall’avvocato Carlo De Martis e tre indipendenti rappresentanti dall’avvocato Alessandro Antichi – che hanno deciso di impugnare il licenziamento avvenuto in seguito alla chiusura del punto vendita del centro commerciale “Aurelia Antica”.
Si è trattato di un’udienza preliminare, in cui il Giudice ha recepito tutta la parte documentale. La prossima udienza, dunque, è stata fissata per il 19 dicembre e in questa fase si tenterà di accordarsi per una conciliazione.
“E’ stato importante portare di fronte al Giudice questa vicenda – commentano Simone Gobbi di Fisascat Cisl e Eleonora Bucci di Filcams Cgil – perché nella gestione della dismissione del negozio di Grosseto la proprietà di Mediaworld ha utilizzato uno strumento lecito, la possibilità di trasferimento dei lavoratori, in maniera fraudolenta, per non dover adottare la procedura di licenziamento collettivo prevista dalla Legge 223 del 1991 sulle norme in materia di cassa integrazione, mobilità, trattamenti di disoccupazione”.
Per non avviare la procedura di licenziamento collettivo, infatti, la proprietà di Mediaworld ha proposto dei trasferimenti, chiedendo al personale di indicare la propria preferenza tra le diverse destinazioni, ma si è riservata, fino al giorno prima dell’effettiva presa di servizio nel nuovo punto vendita, di non accogliere tali richieste. “Inoltre – aggiungono Filcams e Fisascat – per i trasferimenti non è stato tenuto conto delle necessità personali, compresi i permessi legati alla legge 104 per i familiari. Con queste premesse, in pratica, hanno obbligato i dipendenti a licenziarsi”.
“Da oggi, comunque – concludono i sindacati -, parte la battaglia giudiziaria che, tra l’altro, non ha precedenti simili in Italia. Speriamo, chiaramente, che il giudice accolga le loro istanze e che sia fatta giustizia. Ma fin da ora vogliamo sottolineare la tenacia e il coraggio di queste persone che hanno deciso di intraprendere una causa anche per far capire all’azienda che non si trattano così i lavoratori e fare in modo che in futuro nessun altro si trovi nella loro stessa situazione”.