GROSSETO – “Capannoni e annessi scoperti, strutture agricole e serre danneggiate, strade interrotte a causa di alberi spezzati, olive strappate dai rami dalle raffiche di vento. È questa la triste immagine dell’agricoltura della Maremma dove continua la conta dei danni causati dall’ondata di maltempo”.
Così Claudio Capecchi e Enrico Rabazzi, presidente e direttore di Cia Grosseto, dopo le numerose telefonate degli associati che segnalano le conseguenze dell’ennesima calamità che si è abbattuta sul nostro territorio.
“Ancora una volta le nostre aziende vengono messe a dura prova e, ancora una volta, saranno costrette a intervenire economicamente se vogliono continuare a lavorare. Per questo, oltre alla solidarietà a chi ha subito danni, come Confederazione, garantiamo la nostra totale disponibilità e l’impegno a chiedere alla politica di non lasciare gli agricoltori soli in questo difficile momento”.
“Tutto il settore agricolo locale, anche se in misura diversa, è stato colpito da questo clima impazzito- precisano i vertici dell’associazione. Una situazione particolarmente grave è stata segnalata nella zona di Pian d’Alma e lungo la costa dove diverse aziende hanno subito danni alle strutte agricole e alle abitazioni. Il 2018 non è stato un anno fortunato per il nostro settore e questa ultima ondata di maltempo ora rischia di compromettere anche la campagna olearia. Sarebbe una vera tragedia – precisano Capecchi e Rabazzi – Le calamità naturali non sono imputabili a nessuno ma come sindacato non possiamo accettare che le aziende debbano farsene totalmente carico. Per questo oltre ad un monitoraggio di tutto il territorio stiamo valutando di sollecitare un intervento della Regione nei modi e nei termini che saranno possibili affinchè vengano adottate, in tempi rapidi, tutte le misure utili a sostenere gli agricoltori colpiti da questo fenomeno. Una risposta della politica sarebbe un importante segnale di considerazione per un settore che da sempre garantisce la tutela del territorio e la sicurezza alimentare e che, purtroppo, raramente vede riconosciuto il valore del proprio lavoro”.