GROSSETO – “Questione predatori: servono decisioni condivise. Pensare di risolvere una questione così delicata e complessa senza coinvolgere tutti gli attori interessati è pura utopia” Claudio Capecchi ed Enrico Rabazzi, rispettivamente presidente e direttore di Cia-Grosseto, intervengono in una nota per chiarire la posizione dell’associazione provinciale sulla questione.
“Prendiamo spunto dall’ultimo attacco ad un gregge avvenuto ieri in provincia di Grosseto – dicono i due esponenti Cia – per tornare a parlare della questione predazione, un problema sul quale si è sentito dire di tutto e il contrario. Come Cia-Grosseto se andiamo indietro negli anni e rileggiamo le numerose richieste fatte per tutelare il pastore, le sue pecore e per dare dignità a questo comparto, ci rendiamo conto che la questione è sempre aperta e purtroppo ancora lontana dal trovare una soluzione.”
“Come Confederazione non abbiamo mai cavalcato pensieri politici o di parte e non lo faremo oggi: obbiettivo della Confederazione – chiariscono i dirigenti – è sempre stato quello di tutelare il settore ovicaprino; un impegno svolto con tenacia tanto che il direttore è stato, per le sue posizioni, più volte attaccato e denunciato dagli ambientalisti e dagli animalisti. Una responsabilità che abbiamo sempre fatto nostra e che, pur portata avanti con forza, non ha ancora trovato soluzione”.
“Vale dunque la pena fare il punto della questione. Come Confederazione –precisano Capecchi e Rabazzi – abbiamo sempre dato la nostra disponibilità a lavorare con chi cercava una risposta; nel rispetto del ruolo che compete alle associazioni, siamo stati a fianco delle istituzioni e dei comitati, abbiamo cercato l’unità sindacale anche se altri si sono defilati pensando che da soli avrebbero ottenuto di più”.
“Ci siamo impegnati per chiedere il contenimento del numero dei predatori – sottolineano i due dirigenti – la necessità degli indennizzi e il superamento del de minimis; siamo anche pronti a riconoscere alcune nostre lacune, così come la politica deve ammettere gli errori, come l’aver dato troppo ascolto a chi ha fatto della questione predatori uno strumento per avere visibilità e notorietà e questo a danno di un settore che lavora, garantisce una produzione di alta qualità e, non ultimo, tutela il territorio. Abbiamo sempre riconosciuto che il Governo toscano non è sempre stato sordo nei confronti degli allevatori e che tra le Regioni è quella che più si è dimostrata sensibile alle richieste. Detto questo oggi gli attacchi rappresentano il principale motivo di chiusura di queste aziende”.
“E’ evidente – continuano – che la battaglia per salvare il comparto deve essere portata avanti in modo congiunto: politica, istituzioni, associazioni agricole tutte, comitati e possibilmente animalisti. Nel frattempo, poiché gli allevatori hanno necessità di lavorare, chiediamo che si riconoscano, oltre gli indennizzi diretti ed indiretti, anche l’aumento dei costi per ogni azienda che il CREA, Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha stimato in circa 50euro a capo all’anno”.
“Inutile dire – concludono i dirigenti Cia-Grosseto-che tali indennizzi non devono essere prelevati dai fondi per l’agricoltura ma da altri capitoli, se così non fosse oltre al danno il settore subirebbe anche la beffa. In questo momento difficile chiediamo dunque un gesto di rispetto per gli allevatori e di sostenerli fino a che si troverà una fattibile e concreta soluzione. Contestualmente chiediamo un tavolo unico e permanete di concertazione, aperto a tutti gli attori coinvolti, dove poter affrontare prospettive e difficoltà, relazionarci su cose fatte e da fare e questo per poter avere chiarezza su obiettivi raggiunti e obiettivi da perseguire”