GROSSETO – Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha tracciato il percorso: si deve arrivare a una nuova forma di gestione integralmente pubblica della risorsa acqua.
A questa comunicazione, risponde positivamente il gruppo Pd, che, a tale proposito, ha presentato una risoluzione nella quale si propone un confronto serrato con gli altri Enti pubblici interessati.
Questo è quanto si apprende da una nota della Regione che chiarisce: «Il quadro complessivo della comunicazione sembra tracciare l’esperienza toscana tra le più positive all’interno del panorama nazionale, sia dal punto di vista della qualità generale del servizio, che dal punto di vista normativo, e che tuttavia si individuano alcuni obiettivi di miglioramento complessivo della gestione del servizio idrico integrato».
«Il percorso proposto da Rossi di arrivare ad una nuova forma di gestione integralmente pubblica del servizio idrico integrato è da considerarsi positivo – prosegue la nota – ancorché da sottoporre a stringente valutazione in merito alla possibilità di garantire alcuni obiettivi generali del servizio, tra i quali: il non aumento del livello tariffario per i cittadini e le aziende toscane; la programmazione degli investimenti necessari, stimati in circa 2,2 miliardi di euro dall’AIT (es. migliorare l’efficienza della rete, intervenire sulle perdite delle reti di distribuzione, salvaguardare i bacini imbriferi, continuare gli investimenti in termini di depurazione, trattamento delle acque reflue, ecc.); l’individuazione di un soggetto pubblico in grado di sostenere lo sforzo finanziario necessario a liquidare gli attuali partner privati e realizzare i sopra citati investimenti, in modo che non vengano gravati i Comuni dei costi necessari per portare a termine la pubblicizzazione del servizio. Il percorso delineato dovrà, pertanto, necessariamente prevedere il coinvolgimento dei Comuni toscani ai quali la normativa assegna l’affidamento dei servizi pubblici, quale quello del servizio idrico integrato. Ritenuto che sia pertanto opportuno attivare un confronto tra la Regione e i Comuni della Toscana per valutare assieme, anche alla luce delle scadenze delle concessioni esistenti, quale sia il percorso migliore per arrivare ad un nuovo assetto della gestione dei servizi idrici in Toscana».
«Questi, in sintesi – prosegue la nota – i contenuti principali della risoluzione presentata dal gruppo Pd e approvata dal Consiglio regionale a seguito della comunicazione sul servizio idrico in Toscana svolta dal presidente Enrico Rossi.
La risoluzione “impegna la giunta regionale ad attivare un confronto con AIT e con i Comuni toscani in merito alla proposta di riforma del servizio idrico avanzata nella Comunicazione in oggetto, a partire dagli obiettivi sopra richiamati; a proseguire il confronto con il Consiglio attraverso una comunicazione dettagliata sulla situazione attuale del sistema idrico toscano».
«La comunicazione è stata svolta anche in chiave di risposta a un’interrogazione presentata dal consigliere Pd Nicola Ciolini – sottolinea la nota – che è intervenuto dichiarando la propria “moderata soddisfazione” per le risposte di Rossi e ha comunque segnalato “il fatto positivo che finalmente si apre una discussione in Consiglio regionale su questo tema così importante”».
«Siamo in un momento particolarmente delicato – ha spiegato Ciolini – perché i Comuni stanno decidendo circa la possibilità di prorogare l’esperienza con i partner privati, come ad esempio Acea per quanto riguarda Publiacqua. Sono valutazioni che spettano ai sindaci, ai loro Comuni, che hanno la competenza per decidere. E’ importante però tenere presente che oggi il governo del sistema idrico è pubblico e che se la situazione è fortemente migliorata è stato anche grazie agli investimenti fatti in questi anni anche grazie ai soci privati. I problemi sono due essenzialmente: le tariffe, che devono essere congrue e calcolate in maniera trasparente (l’attuale algoritmo grida vendetta) e gli utili che non sempre vengono reinvestiti nel sistema idrico. Su tutto ciò – ha concluso Ciolini – abbiamo avviato oggi una discussione che dovrà coinvolgere tutti e proseguire».
Nel suo intervento, il capogruppo Marras ha ricordato la storia recente del servizio idrico in Toscana e ha messo in rilievo i “passi da gigante” fatti negli ultimi anni: «La storia della Toscana – ha detto Marras – non è tutta omogenea e commetteremmo un errore se guardassimo solo alla situazione di Firenze: abbiamo bisogno di un quadro conoscitivo ampio che ci porti a fare scelte appropriate per tutti i territori. Il compito della Regione è tutto politico, non gestionale, è quello di chiamare tutti i Comuni a una scelta condivisa, evitando che venga qualcuno dall’esterno della Toscana a dirci cosa fare. Partiamo da alcune consapevolezze: non abbiamo più bisogno di un management esterno perché nel corso degli anni lo abbiamo formato; non abbiamo bisogno di nuove leggi. Avviamo quindi questa riflessione condivisa con i sindaci – ha concluso Marras – per guardare non al presente ma ai prossimi decenni».
Un no secco alla proposta del presidente arriva da Fratelli d’Italia con l’intervento del consigliere Marcheschi: «E’ sbagliato pensare di ritornare a quella gestione pubblica cara alla Sinistra e ricettacolo di politici “trombati”. Per il fallimento delle attuali gestioni pubblico/private la colpa è esclusivamente della politica che ha abdicato ai propri ruoli di controllo e di direzione strategica».
«Sarebbe bastato applicare contratti di affidamento che vincolassero gli utili agli investimenti. Non si è saputo creare un management pubblico all’altezza, tanto che la “testa” delle varie società è in altre regioni (in Piemonte per il gas, a Roma e nel Lazio per l’acqua, in Emilia-Romagna per i rifiuti) -attacca il Consigliere regionale Paolo Marcheschi (Fdi) commentando l’idea di creare società pubbliche per la gestione dell’acqua come preannunciato in Consiglio dal Governatore Rossi – La strada percorribile sarebbe quella che impegnasse la Regione a fare da collant tra le società pubblico/private, che già operano in Toscana, per creare una “multi-utility”. Società vicine alle esigenze dei sindaci e che hanno la capacità di fare piani industriali complessi».
Secondo Marcheschi non possono essere sempre i contribuenti a pagare: «Le società pubbliche indicate da Rossi dove prenderebbero i soldi? Dalla Cassa Depositi e Prestiti? Ma sono soldi dei cittadini, che così si ritroverebbero a pagare la gestione pubblica dell’acqua in Toscana. Pubblico non vuol dire gratis, qualcuno paga sempre. Inoltre tali società pubbliche, magari quotate in Borsa, sarebbero dei mostri giuridici che non esistono. E allora noi dobbiamo riportare la “testa” al pubblico sì, ma in Toscana».