RAVI MARCHI – La rappresentazione si chiude prima che la vendetta venga consumata, prima che anche il giovane Bugrelao, di soli 14 anni, piegato sotto la sua spada che pesa come una croce, diventi come il carnefice di suo padre, prima che anche lui diventi come gli Ubu.
La ex miniera di Ravi Marchi è stata il teatro della rappresentazione della compagnia Katzenmacher, gli Ubu, tratto dall’opera di Alfred Jarry e messa in scena dal regista Alfonso Santagata. Volgari e assetati di potere e ricchezze, come in un grottesco Macbeth, gli Ubu uccidono il re Venceslao e tutta la sua corte. Si salva solo il giovane figlio Bugrelao. Una volta sul trono, il potere raggiunto serve solo per soddisfare la voglia di sangue, la crudeltà fine a se stessa.
Sono diversi questi Ubu, diversi nel senso che non ti aspetti. Scandalosamente insoliti, fastidiosamente originali. Rompono le convenzioni, cialtroni e crudeli, subdoli e meschini.
Stupidi, volgari, malvagi, gli Ubu (il padre, la madre e anche al figlia Ubina), sembra che vogliano solo sfogare la propria cattiveria, la voglia di arricchirsi, contro tutti: le classi più in vista, ma non si salvano neppure i poveracci come loro.
Sotto la loro scure muoiono giudici e tesorieri, come anche i contadini: una scusa per ucciderli, impiccarli, sgozzarli, appropriarsi dei loro beni, si trova sempre, tra lazzi e volgarità, avvolti nella propria ignoranza che è scudo e arma, capaci di compiere ogni bassezza. C’è tempo anche per un selfie, con le mani sporche del sangue delle persone uccise.
Bugrelao, pur contro voglia, deve vendicarsi e riprendere il trono: la sua spada enorme diventa una croce, la croce del proprio pesante destino, sotto cui, chino, va verso il futuro, un futuro che, forse, non avrebbe voluto.
La rappresentazione, che fa parte della stagione del Teatro delle Rocce, verrà replicata il 3, 4, 5 agosto alle ore 21. Info e prenotazioni: 347.0840413