GROSSETO – La Toscana è dopo lo strano caso della Basilicata e le sue royalties petrolifere la regione che più ha trainato l’export italiano. Lo dice il direttore dell’Irpet, Stefano Casini Benvenuti. E dopo il Trentino Alto Adige, è con Emilia Romagna, Lombardia e Veneto tra le Regioni più dinamiche. Un vero quadrilatero dello sviluppo, forte dei suoi distretti industriali.
Certo c’è una Toscana che corre più veloce ed un’altra in maggiore in difficoltà. Sta tutto nel rapporto annuale sula situazione economica e il mercato del lavoro (on line la sintesi) che l’istituto di programmazione economica regionale ha presentato stamani a Palazzo Bastogi a Firenze: sotto la lente dei ricercatori la Toscana nel 2017. Galoppa il centro, “che non è solo Firenze – sottolinea al termine della mattinata il presidente della Toscana Enrico Rossi – ma l’intero Valdarno che da Arezzo si allunga fino a Pisa”. Soffre la costa e il sud della Regione, ovvero Livorno, Piombino e Grosseto.
Ma anche le aree oggi meno dinamiche della Toscana hanno, per il presidente Rossi, potenzialità forti. Certo, ribadisce, è stato importante investire sulle infrastrutture ed occorre portare a termine quelle necessarie e non ancora non ultimate. “Livorno – spiega – può in questo modo tranquillamente rivaleggiare con Genova. Anzi, Genova per realizzare un retroporto deve spingersi a ottanta chilometri, mentre Livorno lo ha lì. Ed ha pure un aeroporto vicino”. “Piombino – prosegue Rossi – , grazie all’investimento voluto dalle Regione e che ha permesso di realizzare un porto profondo fino a venti metri, attrae oggi l’interesse di più aziende: Jindal, GE e non solo. E in futuro le ricadute saranno ancora maggiori. Il Sud può avere una vocazione ancora agricola, ma nuova e moderna ed orientata all’export, che i nuovi collegamenti con Siena sicuramente aiuteranno”.
E poi c’è la Toscana del centro, che già oggi traina lo sviluppo. “In questa area – sottolinea il presidente – dobbiamo utilizzare bene i fondi europei. E’ necessario mantenere nella Regione un punto di riferimento per aiutare chi vuole investire, armonizzare gli interventi sulla ricerca e i trasferimenti tecnologici e far sì che il mondo della piccola impresa non perda l’aggancio con l’industria 4.0”. Ma anche per la Toscana centrale sono importanti le infrastrutture e Rossi ribadisce la necessità di tre opere, tutte e tre a Firenze: la nuova pista dell’aeroporto di Peretola, il sottoattraversamento e la stazione dei treni dell’alta velocità.
“Senza – dice – ci condanniamo ad un rapporto di inferiorità. Già oggi trentasei treni fermano a Bologna e non nel nostro capoluogo”. “Gli investimenti pubblici – conclude – sono la vera chiave per confrontarsi con le grandi regioni europee. Occorre pertanto mantenere la barra ben dritta sugli investimenti infrastrutturali”.
Di tutt’altro avviso Fratelli d’Italia “La Relazione annuale di Irpet, se da un lato finalmente riporta timidi segnali di ripresa, dall’altro conferma le debolezze di sistema mai risolte”, lo afferma il presidente del gruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia Paolo Marcheschi, “il fatto che l’economia Toscana faccia fatica ad agganciarsi ad una ripresa nazionale sensibilmente maggiore, evidenzia che le politiche economiche del duo Renzi-Rossi non hanno funzionato”.
“A parte l’indotto turistico che tira quasi in modo naturale, per il resto si fa fatica ad individuare un settore che traina – prosegue il consigliere di Fratelli d’Italia – meglio dire che tutti galleggiano ora che il mare della crisi si è calmato. Quello che è preoccupante, come evidenzia Irpet, è la fragilità del sistema, che se non si aggancia ad una crescita più costante potrebbe rimanere sott’acqua”.
“Il dato sull’occupazione inoltre vanifica di fatto tutti i soldi spesi dalla Regione Toscana per i Giovani, che come rilevato dai dati restano fuori totalmente dall’inserimento nel mondo del lavoro, nonostante i tanti proclami di questa maggioranza. In tal senso ci attendiamo un impulso del nuovo Governo nazionale giallo verde, soprattutto in termini di agevolazioni fiscali e riduzione costo del lavoro, che ad oggi non si vedono” conclude Marcheschi.