SCARLINO – Servizi e funzioni negli anni sono stati trasferiti allo Scalo a discapito di Scarlino che è stato nel tempo svuotato. È il sunto della lunga lettera che Flavio Agresti, ex sindaco di Scarlino per dieci anni, dal ’70 all’80, ha inviato al alla Giunta e ai consiglieri comunali. «Sull’assetto urbano del Comune, compresa la dislocazione dei servizi, ho sempre sostenuto che Scarlino, Scarlino Scalo e Puntone dovessero avere dimensioni pressoché equivalenti, assegnando ad ognuno di essi una precisa funzione, come base di una indispensabile integrazione per far vivere i nostri paesi come una unica “città”: il primo, che è Capoluogo, centro amministrativo e sede di quei servizi aventi dimensione comunale e custode della memoria storica e della nostra identità; il secondo, centro commerciale e punto di riferimento di un terziario avanzato per la ricerca tecnologica a supporto della produzione di beni; il terzo, polo costiero, propulsore del turismo balneare e della nautica da diporto. Ciascuno di questi avrebbe goduto della presenza di servizi a dimensione locale necessari ai residenti».
«Formalmente su questa visione, che valorizza le rispettive vocazioni e porta a sintesi le varie aspettative di sviluppo, si era realizzato un largo consenso tra le forze politiche e sociali, come nella popolazione, che in essa si riconoscevano. Tanto che il Piano strutturale tutt’ora vigente fu elaborato con questo respiro, e non per caso il campanilismo tipico dei toscani era scomparso dal nostro orizzonte. Poi, complice il venir meno del pensiero critico e l’avanzare invece della crisi della politica, l’istinto, solleticato dalla logica del libero mercato, ha finito per prevalere ed è successo che, dalla sindacatura Meozzi in qua, sia pure con accentuazioni diverse, le cose siano andate avanti in modo opposto, soprattutto nel rapporto tra Scarlino e la frazione dello Scalo, con il continuo trasferimento di servizi e funzioni dall’uno all’altra, sostanzialmente condiviso dalla maggioranza e dalla minoranza, fino al punto che Scarlino Scalo sta diventando un centro polifunzionale accentuando il degrado e la marginalità di Scarlino. Mentre la precedente amministrazione si è fatta sfilare da sotto al naso, a favore di Cinigiano, il Centro Tecnologico Multifunzionale, in cui è impegnata la prestigiosa Scuola S. Anna di Pisa, allestito con finanziamenti pubblici: questo avrebbe materializzato al massimo la funzione assegnata a Scalino Scalo e poteva essere agevolmente collocato nell’ex Cantiere Solmine, realizzando utili sinergie con le industrie del Casone».
«Il trasferimento della scuola media a ridosso degli argini del Rigiolato (deciso quando, come e da chi, visto che gli ideatori della mossa avevano sempre parlato di accorpare le elementari?) è l’ennesimo, forse non l’ultimo, atto di questo comportamento sciagurato. Per le ragioni esposte non lo condivido, non l’accetterò mai, in mancanza di serie motivazioni – prosegue Agresti -. Al di là dei rilievi riguardanti il metodo, che potrebbe comporre un utile manuale delle cose che un amministratore pubblico non dovrebbe mai fare, perché sulle caratteristiche del nuovo plesso scolastico si è nel tempo largamente ricorsi al fatto compiuto, quel che preme è il merito. E in proposito è bene notare subito che una scelta come questa, che condizionerà il futuro del territorio e della Comunità scarlinese (e perciò non poteva che essere figlia di un pensiero lungo), è stata presa poggiandola su valutazioni contingenti e transitorie. A tutti Voi domando se, come me, credete ancora nell’integrazione dei tre centri urbani scarlinesi. Se sì, Vi dico che avete l’obbligo della coerenza; se no, che avete il dovere etico, prima ancora che politico, di formulare una nuova proposta al riguardo, altrettanto convincente, per uscire da un’ambiguità che in maniera strisciante porta alla decadenza di Scarlino. La pratica del carciofo, o del giorno per giorno, non è più tollerabile. Non mi si risponda proponendo l’”albergo diffuso” nel centro storico, o con altre amenità del genere che rivelano un vuoto pressoché assoluto di idee: perché Scarlino è già largamente tale, e perché qui occorre portare a risiedervi giovani coppie, ragazze e ragazzi, bambine e bambini. Ve ne sono le condizioni; metterle a frutto è compito di chi amministra».
«Non sarà facile, dato che nel senso comune è passata la convinzione che per essere “moderni” bisogna abitare nei santuari del consumismo, ben oltre Scarlino Scalo che di questo è espressione in sedicesimo, tra lustrini e coriandoli, più funzionali alla vita che si vuole vacua e vuota dell’uomo ridotto a merce, rifuggendo i luoghi antichi, che sono privi di certe “comodità” e parlando delle nostre radici ti inducono a pensare. E dati gli alti costi delle abitazioni di Scarlino, che trasformano l’opportunità costituita dalla vocazione turistica del luogo in una micidiale palla al piede. Ma non c’è alternativa. La decadenza del centro storico produrrebbe il crollo del Comune di Scarlino, spingendo le frazioni nell’orbita di Follonica più di quanto già non lo siano. So che la prospettiva, con la quale concordo, è l’accorpamento con i comuni limitrofi. Ma so anche che una cosa è andare all’appuntamento con le pile scariche; altra sarebbe esserne protagonisti consapevoli e attivi. D’altronde è nella soluzione dei problemi complicati che si misurano le capacità dei soggetti in campo».
«Comunque credo che sarebbe bene se di queste questioni discutesse il Consiglio comunale, stavolta adottando un atto formale e chiarificatore della volontà affettiva del Comune, circa il nostro futuro, naturalmente con il pieno coinvolgimento della cittadinanza e delle sue espressioni organizzate, ottenendone il consenso. Se non venissero idee altrettanto forti e credibili, relativamente all’organizzazione economico-sociale del territorio, con tanti nostri concittadini resterei fermo sulle indicazioni date negli anni ’70, ormai del secolo scorso, dalla mia amministrazione. E conseguentemente continuerei a battermi affinché, in tempi ragionevoli, nel nuovo edificio di Scarlino Scalo siano ospitate le sole elementari locali, eventualmente più altri servizi culturali di cui il paese abbisogna; a Puntone tornino le elementari e si apra la scuola dell’infanzia; i gradi successivi dell’istruzione, cioè le medie inferiori, trovino finalmente ottimale ubicazione nell’area del Capoluogo. Insieme al nido e alla materna, già spostate allo Scalo. Come era stato convenuto politicamente e chiaramente scritto nel programma elettorale per la seconda sindacatura di Maurizio Bizzarri che, anche su questo, vinse le elezioni. La concentrazione dei servizi è un inganno che con la retorica dell’efficienza nasconde la volontà del Governo di ridurre le spese, scaricandone le conseguenze su famiglie e Comuni. E assecondandone la logica si finirebbe per allontanare sempre di più dai cittadini la risposta ai loro bisogni, perché a quello di oggi su Scarlino Scalo seguirebbe domani l’accentramento dei medesimi servizi su Follonica, e poi su Grosseto, Siena e così via. Già succede nella sanità con l’invenzione dell’area vasta. Anche per questo – conclude -, ripensateci!».