GAVORRANO – “La cava della Bartolina deve diventare un bacino idrico capace di regimare il fiume Bruna ma anche di fornire risorsa idrica alla agricoltura nei periodi più siccitosi.” A sostenerlo Confagricoltura e Cia Grosseto, che intervengono in merito al dibattito aperto da tempo circa la soluzione proposta di procedere al recupero ambientale delle due cave, della Vallina e della Bartolina, entrambe poste sul territorio di Gavorrano mediante lo stoccaggio di 430mila tonnellate annue di gessi rossi.
“Come associazioni – dicono i due presidenti, Attilio Tocchi e Claudio Capecchi – abbiamo presentato un ricorso al Tar della Toscana sull’assenza assoluta di presupposti per avviare il dibattito pubblico e sulla illegittimità dei provvedimenti impugnati. Quello è un territorio vocato alla agricoltura, dove insistono aziende che portano avanti strategie agricole basate sul biologico e capaci di rappresentare un valore aggiunto per la intera economia del territorio.” Non a caso in quella zona è sorto anche il nuovo impianto di stoccaggio ortofrutticolo e la piattaforma multimodale e industriale di Roccastrada. Inoltre, anche come più volte sostenuto dall’assessore Remaschi e dallo stesso governatore Enrico Rossi in occasione della costituzione del Distretto Rurale e agroalimentare della Toscana del Sud, è emersa improcrastinabile la scelta di programmare la presenza di invasi nel territorio grossetano, al fine di soddisfare le richieste di una agricoltura che deve sopportare periodi siccitosi sempre più ampi e devastanti.
“La cava della Bartolina – aggiungono Tocchi e Capecchi – potrebbe diventare un immenso bacino idrico per raccogliere le acque invernali dell’adiacente Bruna, realizzando con un minimo intervento un canale di derivazione a monte, e un canale di restituzione a valle. Si tratterebbe di un invaso della capacità di 6,5 milioni di metri cubi d’acqua (tre volte il lago di Poggio Perotto a Magliano in Toscana). Potrebbe essere un polmone per le falde adiacenti e canalizzazione della risorsa e successivo suo impiego per l’irrigazione, nonché un deposito idrico da utilizzare in caso di incendi”.
A sostegno dalla proposta dei due presidenti ci sarebbero anche le indicazioni riportate sull’atto conclusivo della valutazione di impatto ambientale per il Progetto di ampliamento della cava della Bartolina, secondo cui si prevede che il suo scavo potrà spingersi sino a 50metri dal Bruna, una fascia di rispetto troppo ridotta per prevedere un recupero come quello dei rifiuti, tanto che è riportato testualmente “La coltivazione verrà effettuata tramite le seguenti operazioni: f) recupero ambientale finalizzato alla creazione di un vasto specchio d’acqua a funzioni multiple.” “La soluzione dell’invaso – concludono – porterebbe indubbi vantaggi economici ed ambientali e sgombrerebbe in maniera definitiva gli inevitabili problemi di inquinamento a cui si andrebbe incontro se fosse scelto di stoccarvi i gessi rossi”.