SORANO – Al via in tempi brevi i lavori per la messa in sicurezza e il ripristino de “Il Cavone”, una delle più importanti e conosciute vie cave di Sovana, fortemente danneggiata dagli eventi atmosferici di alcuni anni fa. La centrale unica per gli appalti dell’Unione dei Comuni delle Colline del Fiora ha in corso il completamento delle procedure relative alla gara indetta dal Comune di Sorano. La base di gara è di circa 170 mila euro finanziati dalla Regione (nella foto un’immagine di repertorio).
«L’iter progettuale è stato complesso e non breve, sottolinea il vice sindaco e assessore ai beni culturali Pierandrea Vanni, anche per la necessaria concertazione con la Soprintendenza archeologica». Con l’occasione ricorda che «in questi anni il Comune e l’Unione dei Comuni hanno promosso e realizzato interventi molto importanti nelle vie cave di San Rocco e di San Carlo, a Sorano, e di San Sebastiano, a Sovana, ma c’è ancora tanto da fare. Quello che serve è un progetto organico, magari assieme al Comune di Pitigliano, basato su due livelli. il ripristino di tutte le vie cave presenti nei due territori come primo livello, la loro tutela e valorizzazione come secondo».
«Diversi anni fa, assieme all’allora sindaco Seccarecci, sottolinea Vanni, dedicammo non poco tempo in sede di Ministero dei Beni Culturali per operare in questa direzione. Alla fine, e assicuro non fu semplice, fu deciso di dar vita ad un tavolo tecnico di alto livello composto dal Ministero, dalle Sovrintendenze e dai due Comuni. Il relativo decreto alla firma del Ministro rimase in un cassetto perché il governo cadde. Il nuovo Ministro, sollecitato più volte, non trovò nemmeno il tempo di rispondere. La proposta di allora, magari da affinare, resta valida. Il Comune di Sorano è disponibile a fare la sua parte e a lavorare in una stretta collaborazione territoriale individuando insieme anche gli interlocutori da coinvolgere».
Un’ultima annotazione del vice sindaco di Sorano: «Proprio nei citati incontri al Ministero, Seccarecci e io avanzammo la possibilità di chiedere per le vie cave il riconoscimento dell’Unsesco. I funzionari del Ministero si mostrarono perplessi. a loro avviso sarebbe stato meglio mettere a punto una richiesta complessiva per gli interi due territori e non quindi per un singolo bene storico. Suggerirono anche di chiedere un inserimento nell’area etrusca di Cerveteri-Tarquinia etc. che aveva avuto qualche tempo prima il riconoscimento Unesco. Ci sembrava una possibilità discutibile che avrebbe comportato un’entrata dalla porta di servizio. Ci rendemmo conto comunque conto che i primi a dire no sarebbero stati i territori interessati del Lazio».