Alcune recenti – o anche meno recenti – statistiche hanno evidenziato come in Italia la scelta della facoltà universitaria da parte degli studenti vada in direzione opposta a ogni criterio di utilità ai fini dell’immediato inserimento nel mondo del lavoro. Detto in altri termini, facoltà come Economia, Ingegneria, Fisica o Scienze Matematiche e Statistiche, ancorché garanti pressoché sicure di un impiego entro i primi due anni dalla laurea, risultano le meno interessanti agli occhi degli studenti. I quali continuano a preferire le discipline umanistiche, molto meno generose sul piano delle opportunità di impiego. Tale fenomeno ha una radice sia culturale che antropologica: da un lato, infatti, possiamo immaginare che pochi studenti delle superiori abbiano come massima aspirazione nella vita quella di diventare un insegnante di matematica; dall’altro, possiamo immaginare che il perdurare dell’egemonia della cultura umanistica su quella scientifica giochi ancora oggi un ruolo niente affatto marginale nella scelta di una specifica branca di studi.
A completare il quadro si inserisce spesso una cattiva e/o parziale informazione (talvolta anche da parte degli stessi atenei). Lo studente che esce dalle scuole superiori non è sempre adeguatamente edotto in merito al mercato del lavoro, e non sa come rendere funzionali e produttive – per se stesso e per la propria comunità di riferimento – le proprie attitudini e inclinazioni.
La matematica è per pochi eletti?
Il caso della succitata facoltà di Scienze Matematiche e Statistiche è emblematico. In rete girano divertenti cortometraggi di ambientazione universitaria che dipingono tale branca di studi come un crocicchio semi-desertificato, frequentato da pochissimi nerd con la duplice passione per i videogiochi e le equazioni. Anche Hollywood non è stata da meno nel promuovere gli studi in Matematica come una disciplina quasi esoterica, appannaggio pressoché esclusivo di individui dalle straordinarie capacità mentali ma dalle altrettanto smisurate difficoltà comportamentali e relazionali.
In realtà, le cose stanno in maniera molto diversa. Intanto, la matematica non è un club esclusivo: serve predisposizione, è ovvio, ma come per tutte le discipline. Per essere più chiari, non ne serve di più di quanta ne occorra per studiare le lingue straniere, tanto per fare un esempio.
In secondo luogo, studiare matematica non equivale a misurarsi con una disciplina astratta. Al contrario, le aperture che offre sul mondo del lavoro sono tanto varie quanto ampie. Non solo: esse si stanno moltiplicando negli ultimi anni, sulla scorta del proliferare di nuovi – o con la riscoperta di vecchi – mestieri che richiedono competenze specifiche con numeri e calcoli.
I mestieri del matematico
Il matematico contemporaneo non è semplicemente uno che, per usare una locuzione un po’ desueta, “sa far di conto”. Nelle sue competenze, e dunque nella sua formazione, rientrano conoscenze non trascurabili di informatica applicata, nonché la capacità di elaborare sistemi, modelli e proiezioni a partire da una serie di dati. Questa congerie di competenze rende il matematico impiegabile in numerose aree lavorative, dunque non destinato esclusivamente al mestiere di insegnante o accademico.
Dagli istituti di statistica ai centri di sviluppo di software, o dovunque siano necessarie delle competenze specifiche nel campo dell’informatica (elaborazione grafica, oppure scrittura e decifrazione di codici complessi), i matematici sono apprezzati per il rigore scientifico e la capacità di ordinare e sistematizzare problemi complessi all’interno di schemi accessibili a tutti, o quasi.
Non mancano, poi, gli impieghi in ambiti più specifici, che in apparenza interessano solo tangenzialmente la matematica come disciplina, ma che in realtà fondano una parte consistente della loro operatività su complessi calcoli numerici. Settori come quello bancario o assicurativo, ad esempio, ma anche ambiti come quello medico, biomedico o farmacologico, per non parlare del vasto mondo delle aziende, che si servono di matematici per sviluppare modelli produttivi innovativi e al passo coi tempi.
Persino le telecomunicazioni, la meteorologia e gli studi sull’ambiente si servono di modelli matematici complessi. E come si può evincere da questa casistica sommaria, la maggior parte dei mestieri che coinvolgono competenze matematiche sono relativamente nuovi, scaturiscono dall’affermazione su scala mondiale dell’informatica o sono stati ripensati da cima a fondo in funzione di essa. Inoltre, malgrado il mercato del lavoro in questo settore sia estremamente competitivo, la richiesta di nuova “manodopera intellettuale” è sempre molto alta: detto in altri termini, non c’è posto per tutti ma quasi (a livelli e con retribuzioni differenti, ovviamente).
Insomma, altro che disciplina per nerd o persone disturbate. La matematica è una delle branche di studi più attuali e ricercate della nostra società. Tenetelo in considerazione se siete in procinto di scegliere la facoltà universitaria che vi accoglierà dopo il diploma.