SCARLINO – «E’ ben noto che le campagne elettorali – ad ogni livello: nazionale, regionale e comunale – sono grandi occasioni per riprendere e affrontare vecchi problemi e magari dare la speranza di trovare una soluzione». A dirlo è Forza Italia Scarlino, che interviene sull’aumento per i canoni di concessione per i poderi di Pian d’Alma. «È successo anche a Scarlino per il problema del rinnovo delle concessioni dei poderi di Pian d’Alma. Un problema che esiste da tempo, ma l’amministrazione comunale di Scarlino non ha voluto, o potuto, affrontare adeguatamente la questione da un punto di vista produttivo né occupazionale».
«Un po’ di storia: Pian d’Alma nasce dopo una grande opera di disboscamento ordinata dai Lorena per servire la Magona del ferro di Follonica – ricorda Forza Italia -. Interventi grazie ai quali quelle terre diventano seminative, ricche di risorse agricole e oggi patrimonio indisponibile del Demanio regionale. Per più di un secolo vengono trasformate e coltivate solo grazie alle opere e alla migliorie sostenute direttamente dai concessionari: generazione dopo generazione il legame con i fondi si è sempre rafforzato, con le famiglie che hanno dedicato lavoro e risorse solo a quelle terre, fino ad arrivare all’attuale alto livello di produttività e specializzazione delle colture, con il conseguente aumento del valore del bene pubblico».
«L’ente gestore del patrimonio dovrebbe quindi avere come scopo principale quello di valorizzare e proteggere l’identità agricola di questi terreni, in quanto beni di interesse pubblico, cercando di rafforzarne il legame con i concessionari e mettendoli così in condizione di proseguire a investire nell’attività agricola, assicurando anche la continuità occupazionale. Investimenti importanti, con tempi di ammortamento lunghi che richiedono certezze per il rinnovo e la durata dei canoni di concessione. Canoni per i quali, però, è stato disposto dall’ente un aumento esponenziale. Un provvedimento di fronte al quale restiamo ancor più perplessi se è vero che, come sembra, non sono state accatastate le migliorie fatte sia sul patrimonio dei fabbricati che sulle colture specializzate. Quali parametri, allora, sono stati presi a riferimento per l’aumento del canone? E perché le migliorie apportate non sono state accatastate dal proprietario-gestore? In questo caso chi risponderebbe di un’eventuale ammenda? Non certo i concessionari». Continua l’opposizione.
«La questione deve essere affrontata in tempi celeri, anche alla luce della Direttiva Bolkestein. C’è il rischio che le concessioni in scadenza, se non regolarizzate entro il 2020, possano andare a bando pubblico europeo, mettendo a rischio gli investimenti dei concessionari. Inoltre se gli eventuali bandi Bolkestein andassero deserti si creerebbero i presupposti per rendere il” bene disponibile” e quindi in quanto tale alienabile al miglior offerente, con il rischio di perdere una realtà agricola importante e una parte del nostro patrimonio storico-culturale. Dunque cosa ha fatto e cosa farà il Comune di Scarlino, quale gestore del patrimonio tramite le Bandite, per scongiurare i possibili effetti negativi che si ripercuoterebbero sull’attività produttiva e sull’occupazione?».