FIRENZE – Chi è sopravvissuto avrebbe il diritto (e tutte le ragioni) per dimenticare. Gli altri hanno però il dovere di ricordare. La Toscana riparte dalle leggi razziali coloniali del 1937, che precedettero di un anno le leggi antisemite del 1938, per raccontare le deportazioni e gli orrori dei campi di sterminio nazisti. L’ottantesimo anniversario di quelle leggi, che punivano con la “reclusione da uno a cinque anni i cittadini italiani che tenessero relazione d’indole coniugale con persona suddita dell’Africa orientale italiana” – un anniversario dimenticato un po’ in tutta Italia – sarà uno infatti dei fili rossi del Giorno della Memoria che sarà vissuto con quasi ottomila studenti delle scuole superiori di tutta la regione il 26 gennaio 2018 al Mandela Forum di Firenze. Il 26 e non il 27, che questa volta cade di sabato.
L’iniziativa si ripete dal 2006, tutti gli anni pari (mentre i dispari parte un treno con cinquecento ragazzi per Auschwitz) e si accompagna ai tanti eventi che animano in questi giorni città e paesi di tutta la Toscana. Organizza la Regione, con la collaborazione della Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Prato, che nei mesi scorsi, come spesso accade, hanno organizzato insieme all’Istituto storico della Resistenza in Toscana corsi rivolti agli insegnanti. Il motivo è semplice: la memoria non si improvvisa, nasce dallo studio e va allenata. E si è parlato giustappunto delle legislazioni razziste e antisemite dell’Italia fascista del 1937 e 1938.
Vi è infatti un nesso logico e concettuale indissociabile tra la legislazione razzista coloniale del 1937 e la legislazione antiebraica del 1938. Gli organizzatori lo spiegano prendendo a prestito le parole dello storico Enzo Collotti, che già ne aveva scritto nel 2003. Un nesso graficamente sottolineato nel manifesto toscano del Giorno della memoria 2018, con l’immagine della copertina di uno dei primi numeri della rivista “La difesa della razza”, strappata, dietro cui spunta la foto di alcuni deportati nei campi. “Furono le prove del razzismo” sottolinea Ugo Caffaz, anima, cuore e ideatore, diciassette anni fa, de treno della memoria toscano. Quel treno, aggiunge, che la Toscana ha inventato nel 2001 e che molti altri hanno copiato: alcuni bene, preparando studenti e insegnan ti, ed altri male, affrontandolo come una gita qualsiasi. Importante invece è soprattutto allenare la conoscenza, secondo la vice presidente della Toscana che racconta la vergogna vissuta al museo di Addis Abeba, davanti al racconto delle violenze lì patite per mano di italiani. E’ importante far conoscere la storia e tutti i suoi particolari, è importante fare squadra e ripetere nel tempo le azioni. Il presente e il futuro si legano infatti con il passato. Pur in contesti certo diversi, confessa Caffaz, “i barconi e i bimbi che muoiono nel Mediterraneo mi ricordano Auschwitz e i bambini morti ad Auschwitz quei barconi”. Per certi orrori non si sono antidoti ma solo vaccini; e i vaccini richiedono un richiamo annuale. Anzi, durante tutto l’anno. Per questo in Toscana il Giorno della memoria non è vissuto solo come celebrazione: con più di semila studenti e mille insegnanti sul treno della memoria dal 2001, sessantamila studenti al Mandela Forum dal 2006, corsi di preparazione e iniziative in tutta la regione.
Il programma del 26 gennaio
I primi ragazzi arriveranno al Mandela Forum di Firenze alle 8.40 (on line il programma). Ad accoglierli sarà Enrico Fink e la sua orchestra multietnica, con musiche klezmer. Interverrà con un video saluto lo scrittore Saviano. Sarà poi la volta dei testimoni e sopravvissuti, intervistati dal conduttore e giornalista Massimo Bernardini. Al suo fianco ci saranno due storici, Giovanni Gozzini e Nicola Labanca, e naturalmente Ugo Caffaz.
Tra i testimoni la prima a salire sul palco sarà Vera Vigevani Jarach, poi tutti gli altri. Nove storie, in sei fisicamente presenti, e quattro diversi temi e prospettive: la persecuzione di chi non è stato deportato ma ha subito le leggi antiebraiche, la deportazione politica di chi ha scelto la Resistenza e la lotta al nazifascimo, quella dei soldati italiani che dopo l’8 settembre 1943 scelsero di non arruolarsi con la Repubblica di Salò – i primi ad essere arrestati – e infine la deportazione ‘razziale’, degli ebrei ma non solo loro. Con Vera Vigevani Jarach appunto e Aldo Zargani, nuovo al bagno di studenti del Mandela Forum di Firenze, con Antonio Ceseri, scomparso da qualche settimana e di cui sarà riproposta un’intervista, e Vera Michelin Salomon, con Marcello Martini (anche lui presente in video, impossibilitato a venire), con Kitty Braun e Andra Bucci. Mancherà la sorella, Tatiana, per improvvisi impegni familiari. L’ottava storia sarà quella di Igiaba Scego, italiana di origini somale, nata a Roma nel 1974 da genitori che hanno subito in Africa il razzismo coloniale fascista. Interverranno anche Aned e Anpi, l’associazione degli ex deportati e dei partigiani, con un appello comune.
Ma non ci saranno solo le parole. Durante la mattinata, fino alle 13, ci sarà spazio per la musica, con una ninna nanna composta nel ghetto di Terezin e suonata con gli strumenti dell’epoca. Sempre in musica e col canto sarà raccontata la resistenza etiope contro l’occupazione fascista, frutto della ricerca condotta dalla scrittrice Gabriella Ghermandi, che nel paese africano è nata nel 1965, mamma etiope e padre bolognese. Il suo sarà un meticciato di storie di zone diverse del mondo ma anche tra strumenti moderni ed antichissimi. E’ attesa anche Katharina von Schnurbein, coordinatrice della Commissione europea per la lotta all’antisemitismo.
Il Quirinale ha concesso al meeting degli studenti toscani del Giorno della Memoria la medaglia di rappresentanza del presidente della Repubblica italiana.
L’hashtag dell’evento è #giornodellamemoria. L’agenzia Toscana Notizie racconterà in diretta l’evento con uno Storify, sul sito www.toscana-notizie.it.