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Bevono alcolici, fumano canne e iniziano a fare sesso precocemente alquanto sopra la media dei loro coetanei in Toscana. È il sommario ritratto della “gioventù bruciata” della Maremma che emerge dall’elaborazione fatta dall’Ars (agenzia regionale della sanità) dei dati dell’indagine Edit, epidemiologia dei determinanti di infortunistica stradale in Toscana. Studio che nel 2015 ha coinvolto 5.077 studenti di 57 istituti della scuola secondaria superiore dai 14 ai 19 anni – 373 i grossetani – ai quali sono stati somministrati questionari a risposta anonima*.
Naturalmente la locuzione gioventù bruciata è solo una provocazione per richiamare l’attenzione su un fenomeno, quello del disagio giovanile e adolescenziale, che meriterebbe molta più attenzione di quanta non gliene venga data. Attenzione che si manifesta quasi esclusivamente in modo peloso sotto forma d’indignazione per episodi di teppismo, sballo da weekend, bullismo e similari. Ubriacarsi, farsi le canne e avere i primi approcci sessuali, d’altra parte, non è necessariamente patologico o espressione di disagio, ma fa parte di quei riti di iniziazione all’età adulta che caratterizzano l’adolescenza. E che dalla notte dei tempi si perpetrano uguali a sé stesi nel loro significato simbolico, variando in relazione a usi e costumi sociali dei diversi periodi storici. Cosa logica di per sé, anche se non basta a governare le ansie legittime dei genitori di qualunque generazione.
Sia come sia, dall’indagine che ha coinvolto poco più di 5.000 studenti toscani dai 14 ai 19 anni d’età (54.2% maschi e 45.8% femmine), emergono informazioni utili a disegnare la cornice della condizione giovanile in provincia di Grosseto. I ragazzi grossetani, che occupano il primo posto in tutte le graduatorie dei comportamenti a rischio, ad esempio, bevono molto sopra la media dei loro coetanei toscani. Basta guardare al fenomeno del cosiddetto binge drinking, ovverosia l’abitudine di ingurgitare in poco tempo più tipi di bevande alcoliche per sballarsi – almeno sei unità di alcool puro (12 gr. di alcool a unità alcolica). Se in provincia di Grosseto nel 2005 il 28% (26.1% in Toscana) degli intervistati dichiarava di aver avuto almeno un fenomeno di binge drinking, nel 2015 si è passati al 41.2% del campione a fronte di una media regionale del 33.5%. Con i maschi che arrivano al 47% (37% la media regionale) e le femmine al 35% (29%). Complessivamente 4.400 giovani.
Stessa tendenza degli studenti che hanno dichiarato di essersi ubriacati almeno una volta nell’ultimo anno: il 61% in Maremma a fronte di una media toscana del 51%. Con un accorciamento della forbice fra i comportamenti dei maschi (63%) e delle femmine (59%). Anche la percentuale di studenti che dichiarano di aver guidato dopo aver assunto alcool nell’ultimo anno, vede Grosseto (27.9%) più alta della media Toscana (24.2%), così come per quelli che hanno guidato dopo aver assunto sostanze psicotrope illegali (18.9% – 18.3%).
Dati onestamente preoccupanti, che però non chiamano in causa solo i giovani, i loro stili di vita e modelli di consumo, ma anche il mondo “adulto” dei gestori dei locali e l’approccio mercantile che incentiva il consumo di alcool con bevute a basso costo. Gli “shottini” alcoolici che riproducono il modello delle mini dosi di coca ed eroina, distribuite a prezzi modici proprio per motivare all’assunzione. Tema scabroso e di difficile quadratura, perché investe sia la responsabilità individuale di chi consuma che quella sociale di chi vende un servizio.
Andando oltre. I ragazzi e le ragazze grossetani che dichiarano di aver provato a fumare sigarette sono il 27% (media Toscana 21%). Mentre coloro che hanno provato l’ebrezza di assumere sostanze illegali almeno una volta nella vita sono il 45.5% (39.1%), e nell’ultimo anno il 38.3% (31.7%). Se poi guardiamo al mese precedente l’intervista, l’assunzione di droghe riguarda il 28.4% (21.9%). Per il 90-95% di loro – metà dei quali entro l’età di quindici anni – si è trattato di cannabis. Un’esperienza che ha riguardato circa 3.000 studenti. Questo dato, peraltro, è coerente con il boom di consumo di droghe leggere e pesanti, di vecchia e nuova generazione, che viene percepito a livello epidermico sia a Grosseto che in provincia. Dove evidentemente c’è un mercato perché ci sono molti consumatori, giovani e meno giovani. Mercato che con ogni probabilità è a fisarmonica, perché risente dell’impatto delle presenze turistiche estive. Alle quali in ogni parte d’Italia è associato un maggior consumo di droga e quindi di occasioni per provarla.
Anche in questo caso la demonizzazione non basta. Perché il tema degli stili di vita e dei modelli di consumo che influenzano i comportamenti dei ragazzi, richiede strumenti raffinati di analisi e non è semplificabile con gli slogan. Come quelli che tendono a colpevolizzare sic et simpliciter la scuola o la famiglia.
Infine un altro indicatore qualitativo, relativo al primo rapporto sessuale. Anche in questo caso i ragazzi e le ragazze maremmani sono in cima alla graduatoria, con il 52.6% di quelli che hanno da 14 a 19 anni che dichiarano di aver avuto un rapporto sessuale completo, a fronte del 42.8% della media regionale. Esperienza che si associa al comportamento poco virtuoso di un basso utilizzo del profilattico, 50.4%, a fronte di una più alta media regionale del 56.3%. Atteggiamento che espone al contagio di malattie trasmissibili per via sessuale.
Come indagine campionaria, anche questa non è il vangelo. Ma di sicuro è uno strumento di conoscenza a partire dal quale possono essere fatte ipotesi di lavoro per tentare di contrastare o risolvere i problemi che emergono. A lume di naso – le interviste in forma anonima sono del 2015 – c’è da aggiornare le conoscenze perché rispetto al modo di giovani e adolescenti tre anni potrebbero rappresentare un’era geologica. E considerate le sempre più frequenti manifestazioni di devianza sociale, forse sarebbe il caso di mettere in campo una strategia un po’ meno grossolana che invocare repressione e “ceppi” per ogni ragazzotto che combina qualche cazzata. In fondo siamo sempre la patria di un uomo illuminato come Cesare Beccaria, fautore del valore rieducativo delle pene. Sarebbe ben non scordarselo mai.
*Indagine presentata a novembre nel corso del convegno organizzato da Coeso-Sds “Benessere e comunità. Per un nuovo modello di welfare locale”
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