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Non sarà il santo Natale a salvare il commercio. Né quello fisso né quello ambulante. La fiammata polemica fra Comune di Grosseto e una bella fetta dei commercianti sulla durata dei mercati domenicali che precedono il Natale, in questo senso appare onestamente surreale. Sotto diversi punti di vista.
L’argomento non è “letterario”, né sta nel novero dei fenomeni leggeri di costume, ma è molto serio. Perché il dibattito sulla sorte del commercio di vicinato e quello ambulante riguarda migliaia di operatori e decine di migliaia di consumatori. Va quindi sgombrato il campo da ogni rischio di banalizzazione, dalla tentazione di derubricare la faccenda a bagarre prenatalizia.
Breve ricostruzione dei fatti. Il Comune decide che nelle tre domeniche antecedenti il 25 dicembre i tradizionali mercati natalizi (circa 200 banchi) si chiudano alle 13.00, per lasciare liberi i parcheggi intorno alle mura medicee a servizio dei clienti dei negozi del centro storico. Scelta che ovviamente favorisce qualcuno e danneggia qualcun altro. Decisione repentina, presa un mese prima del 25 dicembre, dopo una discutibile procedura informale di concertazione con le associazioni rappresentative del commercio. Risultato: da una parte soddisfazione degli aderenti al Centro commerciale naturale (Ccn) del centro storico e Ascom Confcommercio, dall’altra la protesta vibrata degli ambulanti, Anva-Confesercenti e Fiva-Confcommercio, dissociatasi duramente dalla casa madre, e di Confesercenti, latrice di una mediazione: ridurre l’orario del solo mercato natalizio del 24 dicembre e stabilire la gratuità temporanea dei parcheggi comunali a pagamento. Fatalmente segue il gioco delle parti su chi aveva proposto che cosa, nel tentativo di lasciare il cerino acceso in mano a qualcun altro.
A torto o a ragione il Comune ha fatto la scelta limpida di privilegiare i commercianti del Centro commerciale naturale. Questo lo capisce anche un profano. Oggettivamente i parcheggi accessibili sono ossigeno per il commercio, necessaria infrastruttura di servizio, e non è un caso che la grande e media distribuzione commerciale si doti sempre di grandi aree di sosta. Allo stesso tempo è molto criticabile la scelta di procedere con un blitz benevolo con alcuni e foriero di disagi per altri. Trovando una soluzione estemporanea e non risolutiva a un problema annoso come quello dei parcheggi di comporto alle attività commerciali, fisse o ambulanti che siano. Un problema che nessuno, compresa l’attuale amministrazione, ha mai avuto coraggio e forza di affrontare. Comportando una complessa riorganizzazione urbanistica e funzionale delle aree circostanti il centro storico, nonché uno stravolgimento delle abitudini inveterate dei grossetani. Naturalmente perché nell’ottica poco lungimirante del consenso politico a breve termine, è meglio non stuzzicare il can che dorme. Ci sarebbe poi da chiedersi, quanto limitare i mercati prenatalizi alla sola mattina porti in dote benefici reali ai commercianti del centro, e quanto nocumento alle altre attività commerciali fisse localizzate lungo via Ximenes, piazza De Maria, via dei Lavatoi e Cesare Battisti. Oltre naturalmente che agli ambulanti, i quali servono oltretutto una clientela a più bassa capacità di spesa. Che in questo momento è una fetta consistente della popolazione. Insomma, l’impressione netta è che questa scelta approssimativa alla fine non abbia nemmeno un esito a somma zero tra chi ci perde e chi ci guadagna. Per cui se «poggio e buca non fanno pari», alla fine ci rimetteranno tutti. A proposito. Qualcuno è in grado di spiegare perché i mercati di Natale penalizzano i negozianti del centro, e non lo fanno manifestazioni ingombranti, meglio, veri e propri baracconi, come piazze d’Europa?
Ma a ben guardare il problema vero non è nemmeno questo. Perché sotto la lente d’ingrandimento è come rivitalizzare le attività commerciali a Grosseto, valorizzandone il ruolo di presidio di socialità e contrasto al degrado. E non sarà certo una regolamentazione dei mercati natalizi piuttosto che un’altra a fare la differenza. Tanto che la discussione sui mercati somiglia molto a un alibi collettivo, buono per non prendere il toro per le corna.
Sullo sfondo la crisi dei consumi e una ripresa economica che – ha appena squadernato il Censis nel suo report annuale – «non distribuisce dividendo sociale» a causa di un «blocco della mobilità sociale che crea rancore». Con un altro grande alibi come convitato di pietra, non esplicitato per la sua pericolosità: il ruolo della grande e media distribuzione, a Grosseto identificata nei grossi poli d’attrazione commerciale di Maremà, Aurelia Antica e “stecca” di via Senegal. Non che la Gdo non tagli l’erba sotto i piedi al commercio di vicinato, cosa ovvia. Ma è fuorviante pensare che se questa fosse meno insediata, ciò salverebbe la pelle al commercio al dettaglio.
E allora? E allora bisogna prendere atto che anche nella provincia profonda, a Grosseto, quel che sta ammazzando il commercio tradizionale sono le vendite online. Non solo Amazon, il più citato, amato e odiato portale di acquisti del web. Ma molti altri player nazionali e internazionali. Che stanno captando nuovi clienti sulla rete a un ritmo impressionante. In via non ufficiale, ad esempio, viene stimato che nella nostra provincia i corrieri consegnino almeno 400 pacchi al giorno ordinati dai maremmani a suon di click sui vari portali di e-commerce. Con l’apoteosi natalizia. Un trend, manco a dirlo, in costante ascesa. Che non sta brutalizzando solo il commercio tradizionale – almeno in alcune categorie merceologiche – ma comincia a fare paura anche a grande e media distribuzione. Soprattutto nei comparti moda, wellness ed elettronica di consumo. A novembre, così per dire, in un momento di fiducia crescente l’Istat ha rilevato un peggioramento dell’indice di fiducia degli operatori del comparto commercio e servizi turistici: -0,3% Gdo, -0,4% al dettaglio. Negli Usa il problema è già esploso, con la chiusura di decine di migliaia di punti vendita di catene retail all’interno di colossi come Walmart. Parallelamente, dilagano le vendite online attraverso l’e-commerce: sempre negli Usa i primi cento operatori di commercio elettronico nel solo black friday di quest’anno hanno fatturato 8 miliardi di euro (+18% sul 2016). Con il 40% degli acquisti effettuato da smartphone. Per non parlare della novità, anch’essa in rapida ascesa, della modalità di acquisto “omnichannel”, che integra e-commerce e rete di vendita con i negozi trasformati in showroom integrati al web.
Nel frattempo a Grosseto, con poche eccezioni lungimiranti, la risposta alla crisi del commercio tradizionale sono le luminarie natalizie, lo sgombero di qualche parcheggio e la gara a inaugurare manifestazioni di piazza brutte come il peccato, inefficaci e prive di valore aggiunto. Insomma dei gran bei troiai. Mentre le città più “vispe” puntano sul mix fra cultura, qualità estetica e servizi innovativi alla clientela.
Siamo tutti consapevoli che è un mondo difficile. E che le soluzioni ai problemi non sono semplici da trovare. Ma se chi ha ruoli e competenze non inizia a fare scelte più innovative e radicali, le renne di Babbo Natale porteranno presto regali piuttosto macabri, con il trionfo della distopia del peggiore e-commerce. E risulterà naïf recriminare per la mancanza di parcheggi.
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