AMIATA – «Un Paese ha bisogno di certezze e di continuità, anche nei servizi che mutano nel tempo, se sono di pubblica utilità restano una caratteristica delle comunità. Il caso dei servizi postali è emblematico». Ad intervenire sulla decisione unilaterale di deciso unilateralmente di Poste italiane di ridurre la periodicità della distribuzione della posta nei territori di Pitigliano, Manciano, Sorano, Castell’Azzara, Sempronianosono i rispettivi sindaci. «I cittadini riceveranno la corrispondenza a giorni alterni. I sindaci non sono stati coinvolti nella riorganizzazione del servizio».
«Nel 2016 il TAR della Toscana accoglieva il ricorso di alcuni Comuni contro la chiusura degli uffici postali dei piccoli centri riaffermando il ruolo del servizio postale e la necessità di garantirlo su tutto il territorio nazionale. Nel 2016 come oggi, assistiamo all’applicazione di un metodo nelle scelte operative di Poste che contrasta con questi principi – proseguono i primi cittadini -. La riorganizzazione di un’azienda che svolge servizio pubblico si fa confrontandosi coi territori, lo ricordiamo come sindaci a Poste Italiane».
«Il mutamento nell’uso del servizio postale non può essere il giustificativo “tecnico” di un’operazione che incide sulla vita, anche perché una mutata distribuzione della posta non corrisponde un servizio alternativo di contatto con i cittadini. I borghi dell’interno della provincia di Grosseto come moltissime località simili di tutta Italia subiscono un progressivo e costante deterioramento del sistema dei servizi tradizionali che non è sostituito dall’evoluzione tecnologica».
«Dobbiamo constatare, spesso inermi, una preoccupante spirale contraddittoria – continua la nota -. Mentre, infatti, si sostiene che la ricchezza dal punto di vista turistico, delle produzioni di qualità, della bellezza diffusa ha le proprie radici nei centri minori dell’entroterra, non si difenda questo patrimonio facilitandone la vita. La prospettiva è avere centri storici bellissimi senza abitanti, senza vita. Monumenti degradati di una socialità che piano piano, ma inesorabilmente sta scomparendo».
«Questo è il vero problema. Così vince la politica del senza: senza poste e senza banda larga, senza scuole e ospedali, senza trasporti e con strade malmesse. La manutenzione dell’Italia non è soltanto legata al dissesto idrogeologico – importantissimo da risolvere -, ma anche nel sostegno all’agricoltura di collina, nella valorizzazione dei prodotti di eccellenza, nell’appoggio alle piccole imprese artigiane».
«In questo quadro collochiamo anche le Poste a singhiozzo che oltre a peggiorare il servizio di consegna, sono strategie che indica la scarsa considerazione, l’abbandono di intere popolazioni. Il nostro appello è, dunque, una riflessione che consegniamo alla direzione delle Poste e al Governo da cui dipendono. Ascoltateci! L’economia sociale è straordinariamente più importante di quella aziendale. Mantenere un costante ed efficiente servizio di consegna postale vuol dire garantire un filo che unisce le persone, una canale “antico” e utile della vita di tutti i giorni». Concludono.