GROSSETO – «Non si possono usare i bambini come “scudi umani” per riscuotere le rette della mensa evase dai genitori». Afferma la Cgil «Rispetto alla sanatoria delle morosità di alcune famiglie – sottolinea la Camera del lavoro di Grosseto – l’Amministrazione comunale si è comportata come il classico elefante in una cristalleria, riuscendo a gestire nel peggiore dei modi una battaglia legittima rispetto all’equità».
«Pagare il servizio di mensa è un dovere civico, ma questo non può giustificare in nessun modo quello che è avvenuto. Anche perché in questa vicenda alla fine ci hanno rimesso proprio le famiglie più in difficoltà: ragazze madri, genitori separati in lite, nuovi disoccupati che si arrangiano con lavoretti (prima di dire cose a caso si dovrebbe conoscere il metodo di calcolo Isee). Poi certo anche qualche “furbo”. Chi non aveva problemi economici, invece, se l’è cavata con molto poco».
«Nel frattempo si è dato un messaggio profondamente diseducativo a tutti coloro che ruotano intorno al mondo dei servizi educativi e della scuola – prosegue la Cgil -. Aizzando i peggiori istinti di un rancore sociale che non ha tardato a manifestarsi, a partire dalla prevedibile ondata di disprezzo a buon mercato montata sui social. Mentre le maestre dovevano spiegare ad alcuni bambini colpiti dall’esclusione dalla mensa, il motivo per cui non potevano pranzare insieme ai loro coetanei. Fra l’altro la Cgil fa notare la schizofrenia di chi ha sempre attaccato e fatto demagogia su Equitalia per le modalità con cui riscuote i crediti, e poi fa la voce grossa con le famiglie rifacendosi sugli incolpevoli studenti».
«D’altra parte rispetto a quel che faceva la precedente amministrazione – che, va detto, in generale sul recupero dell’evasione ha fatto buone cose – non è cambiato nulla nella sostanza. Ma molto nella forma. Anche in passato, infatti, ai solleciti a pagare il contributo per le mense poi seguivano le cartelle inviate da Equitalia – continua -. Oggi la novità sta in un approccio brutale che contempla la minaccia di escludere ragazzini e ragazzine dalla mensa se i loro genitori non si mettono in regola».
«In questi ultimi due giorni, peraltro, ci risulta che tutti i Circoli didattici siano stati impegnati in un controllo ossessivo e in un lavoro frenetico per assicurarsi che i morosi portassero i propri figli a casa, evitando che i bambini rimanessero digiuni a pranzo. E quindi che i dirigenti amministrativi potessero essere oggetto di denuncia. Siamo anche convinti – aggiunge la Cgil – che in assenza di una modifica del regolamento, da qui alla fine dell’anno qualche altro bambino si troverà ad essere ingiustamente escluso dal pranzo insieme ai propri compagni».
«Aldilà del fatto che questo tipo di clima è inaccettabile all’interno dell’istituzione scolastica, ci chiediamo perché – solo per fare un esempio – l’Amministrazione non si è comportata con la stessa durezza e intransigenza nei controlli sull’evasione della tassa di soggiorno, a seguito dei tanti affitti in nero sulla fascia costiera. L’impressione netta è che la parola d’ordine elettorale “legge e ordine”, questa volta, sia stata brandita contro chi proprio non se lo meritava. Perché, va ribadito con forza, mettere in discussione serenità e innocenza dei piccoli, anche fossero pochissimi, per arrivare a richiamare all’ordine i loro genitori è un atto di forza gratuito. Anche a fronte della sacrosanta lotta all’evasione fiscale, come in questo caso».