MONTEMASSI – Dal vino ai grani antichi, dalle produzioni biologiche all’allevamento della maremmana. La Tenuta Rocca di Montemassi ha iniziato da tempo un nuovo percorso seguendo la via della sostenibilità e in questa estate 2017 ha presentato con una serie di eventi i punti cardine della nuova strategia aziendale mettendo in risalto gli obiettivi per il futuro.
Il ciclo di eventi si è chiuso proprio ieri sera con una iniziativa dedicata all’agricoltura e alle produzioni di filiera dal titolo ” Tenuta Rocca di Montemassi: sistema ecosostenibile nel suo insieme”. Un evento voluto per fa comprendere come Rocca di Montemassi intenda proporre un percorso sul concetto di qualità, partendo dai temi della sostenibilità ambientale e della produzione biologica. Un percorso di innovazione e qualità che l’azienda ha intrapreso su tutte le diverse filiere, ma che si evidenzia innanzitutto nella produzione da cui la Tenuta ha tratto origine: il vino. Questo nella convinzione che attenzione al territorio nel contesto ambientale e sociale siano elementi fondamentali per creare unicità ed eccellenza.
Linee guida queste riprese ieri da Francesco Zonin, al vertice dell’azienda di famiglia per la comunicazione e il marketing. «Abbiamo voluto intraprendere questo percorso della sostenibilità – ha detto Zonin aprendo l’incontro di ieri – perché crediamo in questo territorio e da ospiti abbiamo voluto coglierne tutte le opportunità puntando proprio sulla valorizzazione della Maremma».
Una scelta nata già alcuni anni fa. «abbiamo iniziato a lavorare bene in Maremma – ha spiegato Stefano Ferrante, direttore tecnico della casa vinicola Zonin – quando abbiano iniziato ad ascoltare la Maremma. Ci siamo messi a fare quello che questa terra, di grandi opportunità, ci permetteva di fare».
La scelta del biologico – l’azienda sarà tutta convertita al “bio” nel giro di poco tempo, è arrivata infatti come conseguenza di quel ragionamento che sta alla base della sostenibilità in una terra, come la Maremma, dove l’ambiente non solo è un valore aggiunto, ma fa parte dell’identità di un territorio.
«Il terreno – ha dettoRuggero Mazzilli, agronomo specialista in viticoltura biologica – è l’unica cosa che rende differente il vino. La qualità delle tecniche ormai si può raggiungere ovunque, ma i luoghi che accolgono i vitigni sono unici. La viticoltura non può avere futuro senza una denominazione d’origine e senza un legame con il territorio.La scelta del biologico va proprio in questo senso perché rispetta le piante e il terreno e mantiene dunque quell’unicità che poi ritroviamo nel vino».
I prodotti bio a livello internazionale stanno conquistando sempre più quote di mercato e in Italia sono circa 80 mila gli ettari di superficie vitata destinata alle produzioni biologiche. «Il trend – ha spiegato Alessandro del Conte di Valoritalia, un’azienda che si occupa di certificazioni per Doc, Dogc, Igt e di recente anche di biologico – è in crescita perché il consumatore ormai è diventato sempre più sensibile rispetto ai temi della sostenibilità».
Ma sostenibilità significa anche integrazione con il territorio e per questo ieri sera insieme ai vini di Rocca di Montemassi al termine degli interventi dei relatori la degustazione dei vini di Rocca di Montemassi sono state accompagnate dai prodotti di eccellenza del territorio: i salumi di Subissati, un’azienda di Roccastrada, e i formaggi de “Il Fiorino”, il caseificio premiato recentemente con il Grifone d’Oro.
All’evento erano presenti il sindaco di Roccastrada Francesco Limatola, l’assessore Emiliano Rabazzi, il presidente della Camera di commercio della Maremma e del Tirreno Riccardo Breda, il presidente di Coldiretti Marco Bruni, il vicepresidente della Fondazione Grosseto Cultura Sebastiano Venier.