GROSSETO – “L’obiettivo dell’indagine conoscitiva sulla proliferazione del lupo affidata alla II commissione – spiega Marco Niccolai, consigliere regionale, illustrando il documento in aula – era quello di tracciare un quadro realistico della situazione toscana per individuare le misure necessarie da rafforzare o mettere in campo. Tra le principali criticità si rileva, senza dubbio, l’elevata presenza di ibridi che è un problema sia dal punto di vista etologico sia rispetto alle dinamiche di gestione del territorio in rapporto alle attività antropiche”.
Da un monitoraggio effettuato dal centro interuniversitario studi faunistici, sono stati censiti in Toscana 108 gruppi riproduttivi, dei quali 22 con soggetti ibridi. A questi devono essere aggiunti gli individui erratici, per un totale di circa 500/550 esemplari.
“La Regione – prosegue Niccolai – ha messo in campo uno sforzo importante sia per difesa passiva da attacchi ( ad esempio con recinzioni) sia per il rimborso agli allevatori: un impegno pari a 3,2 milioni di euro di cui 800mila per i progetti di difesa passiva degli attacchi fin dal 2014; per i danni da predazione e per la perdita di produzione nel 2014 la Regione ha ricevuto 281 domande e erogato 530mila euro e nel 2015, 616 domande per 860 mila euro di danni accertati. Per la commissione, che ha ascoltato in questi mesi associazioni agricole, ambientaliste, soggetti scientifici, amministratori locali, è essenziale anche affinare ulteriormente questi strumenti di indennizzazione, ad esempio ricomprendendo anche i costi sostenuti per gli animali feriti, e sviluppare ancora di più la collaborazione tra enti statali competenti e amministrazione regionale per supportare le aziende nella scelta delle misure di prevenzione che siano più efficaci in rapporto al singolo contesto territoriale”.
“Il fenomeno delle predazioni ormai non è più localizzabile soltanto nelle aree marginali della maremma e del senese, ma riguarda tutta la Toscana – commenta Leonardo Marras, capogruppo PD Regione Toscana, intervenendo nel dibattito in aula – L’indagine conoscitiva ha messo in evidenza, ancora una volta ed in maniera chiara, come il reale problema, ciò che mette a rischio l’equilibrio dell’ecosistema, è il proliferare di ibridi che sono dannosi non solo per allevatori ed agricoltori, ma anche per il lupo stesso che rischia di perdere le proprie peculiarità adesso che non è più in pericolo d’estinzione. Ciò che serve dunque è il coordinamento delle azioni di governo: approvare il piano nazionale di gestione del lupo, incluse le deroghe, così da mettere a disposizione tutti gli strumenti necessari per il contenimento, incluso l’abbattimento, come ultima ratio, laddove l’equilibrio naturale rischia seriamente di saltare. L’auspicio, infine, è quello che se la situazione a livello nazionale non dovesse sbloccarsi, la Toscana faccia proprie le prescrizioni del piano lupo in virtù della grande concentrazione di allevamenti presenti nella nostra regione, per salvaguardare le tante attività produttive legate all’allevamento di ovini e preservare i posti di lavoro”.