GROSSETO -Dopo le polemiche del 25 aprile e le posizioni in campo legate al giudizio sulla festa della Liberazione e sulle celebrazioni a Grosseto, l’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia, di Grosseto chiama in causa il sindaco Vivarelli Colonna.
«In occasione del 25 Aprile, sempre da destra arrivano sollecitazioni alla “pacificazione” nazionale su una memoria condivisa, stante il tempo ormai trascorso dalla Liberazione. E si sprecano inviti a fare di quella ricorrenza la festa di tutti gli italiani, nella quale sia celebrata la libertà, come fosse la stessa cosa, visto che ormai le ideologie sono tramontate, ecc. ecc.»
«Noi siamo pacifisti e il richiamo alla concordia non può lasciarci indifferenti, ma non siamo disponibili ad assecondare la montante melassa buonista e mendace (i fatti dicono il contrario), tutt’altro che disinteressata, ed abbiamo in proposito più di una precisazione da fare, anche per evitare che questo ragionamento, apparentemente di buon senso, trovi qualche seguito nell’opinione pubblica meno informata sull’argomento».
«Abbiamo personalmente conosciuto Vivarelli Colonna, trovando in lui un uomo aperto al dialogo, con il quale sinceramente ci auguriamo di poter inteloquire; tanto che le parole seguenti è in tal senso che dovranno essere lette. Perciò gli riconosciamo la buona fede, ma politicamente non possiamo essere d’accordo con lui: perché il fascismo non è affatto cosa del passato, tutt’al più da studiare sui libri di storia, destinato a non ripetersi. Purtroppo il neofascismo è cosa soprattutto dei nostri giorni: vive nel razzismo e nei muri di ogni tipo che vengono eretti in Europa, come nella mancata soluzione della crisi, i cui effetti alimentano l’aspettativa dell’uomo forte al comando, senza alcuna mediazione politica. E’ sostenuto dall’affanno della democrazia, dovuta all’assenza di risposte alle ingiustizie e alle differenze sociali, sempre più marcate, e si annida nella perdita dei diritti e della speranza nel futuro. Più di una minaccia, il neofascismo comincia ad essere una realtà, dimostrata anche dal fiorire di partiti e movimenti che ad esso si richiamano apertamente, dalla simbologia che questi esibiscono sfacciatamente, dagli atti violenti che compiono, sempre contro i più deboli. Non sottovalutiamolo, come avvenne negli anni venti del Novecento, con le conseguenze che sappiamo. Anche allora la crisi economica si intrecciò con la crisi della politica e della democrazia. La Turchia di Erdogan ci dovrebbe insegnare qualcosa».
«Conseguentemente non concordiamo con lui, perché quando parla alla festa della Liberazione riuscendo per tutto il discorso a non nominare mai il fascismo, quella che in effetti egli ci propone è di fatto una riconciliazione che si fonda sulla rimozione della memoria e dei delitti del fascismo. Quando invece uno dei tanti problemi della nostra democrazia, tutt’altro che l’ultimo, è rappresentato dal fatto che in Italia con il fascismo non si sono mai fatti veramente i conti, al contrario di ciò che è avvenuto in Germania con il nazismo. L’effetto non potrebbe che essere quello di disarmare ancora di più la democrazia davanti all’incalzare della destra neofascista».
«Ricordiamo che è stato un consigliere comunale di maggioranza a postare il 25 Aprile su Facebook il tricolore con la scritta “Solo in Italia si celebra una sconfitta”. Insomma, la Liberazione dal nazi-fascismo, che ha portato il nostro Paese tra le nazioni libere, la Repubblica e la Costituzione, che da essa derivano, sarebbero il risultato di una sconfitta; quindi, se le parole hanno un senso, trattasi di cose negative delle quali disfarsi al più presto! Una bella prova di appartenenza alla cultura democratica, non c’è che dire, soprattutto una dimostrazione di quanto certi personaggi si riconoscono nel mondo uscito dalla seconda guerra mondiale. C’è poco da fare: mentalmente costoro sono ancora nel terzo reich o sotto il balcone di Piazza Venezia a osannare il duce. Questo il punto. Per cui parlare di “pacificazione” in queste condizioni crediamo che sia fuori dalla realtà».
«Un passo avanti potrebbe essere consentito esclusivamente alla condizione che la destra estrema rifletta seriamente su se stessa, e come abbiamo detto altre volte: sposi i valori sanciti dalla Costituzione, agendo di conseguenza; riconosca che l’Antifascismo e la Resistenza costituiscono la base ideale e politica dello Stato democratico; affermi, senza infingimenti, che il fascismo è stato ed è il male assoluto, e che, come tale, debba essere decisamente combattuto. Cioè alla condizione che essa diventi un’altra cosa: una destra liberale e moderna, soggetto attivo della democrazia. Dubitiamo che lo faccia. Se non lo farà, ci domandiamo: come ci si può pacificare con chi è nemico giurato del nostro mondo e vuole distruggere tutto ciò che rappresentiamo e in cui crediamo fino al punto di essere il tratto fondamentale dell’ identità, nostra e dell’Italia?»
«Gli stessi caduti nel bombardamento americano di Grosseto del 26 aprile 1943 sono stati celebrati in questi giorni dai neofascisti locali in modo polemico verso la Liberazione, strumentalizzando a fini politici la più grande tragedia che la nostra città abbia vissuto nella sua storia, alla inopportuna presenza del Sindaco. E’ doveroso ricordare che quei grossetani, grandi e piccoli, sono stati vittime innocenti di una guerra scatenata dai nazisti e nella quale l’Italia è stata portata dai fascisti, non da altri. D’altronde è assodato storicamente che le autorità fasciste del tempo non fecero quanto dovevano e potevano per tutelare la popolazione civile. Esse non erano neppure fisicamente presenti in città. Mentre la follia omicida della squadriglia che si accanì sulle giostre non può offuscare i grandi meriti anche degli eserciti Alleati nella vittoria sul nazi-fascismo e per la riconquista della libertà. La guerra è guerra, la cosa più assurda e stupida che l’uomo possa fare, per quanto vi abbia ripetutamente ricorso nel tempo: stimola i peggiori istinti distruttivi. Per questo noi diciamo alto e forte: “Mai più la guerra!”. Le controversie siano affrontate e risolte dalla politica, ricorrendo a istituzioni mondiali democraticamente elette. Su questo noi e il sindaco siamo d’accordo. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i “camerati” che sfortunatamente per lui e per Grosseto ne condividono il cammino nell’Amministrazione della città».