GROSSETO – Sul momento delicato del Partito democratico e a poche ore dall’assemblea nazionale che segnerà un punto fondamentale sul futuro del Pd, interviene Giacomo Termine, giovane sindaco di Monterotondo Marittimo.
«Non è mia abitudine parlare pubblicamente della politica nazionale, sono abituato a prendere posizione per il ruolo locale che ricopro, mettendo in evidenza le proposte più che le polemiche sterili o premeditate. Ma quello che sta succedendo al livello nazionale del Partito democratico è di una gravita assoluta, che potrebbe portare forti negatività su tutti i territori e svilire un partito di milioni di iscritti ed elettori. La buona politica non ha bisogno di ricercare alibi di una battaglia “personale” contro una persona. Il segretario del Pd è stato e soprattutto sarà scelto dagli iscritti e dagli elettori, non da un gruppo di veterani che cercano rivincite o vendette».
«Ora basta. Ora è tempo di chiudere con i ricatti, le differenziazioni, le battaglie per distruggere e non per costruire. Gli ultimi mesi sono stati terribili non solo per le sconfitte che il Pd ha subito, ma anche per l’azione di distruzione della casa dei riformisti da parte di chi (della minoranza dem) si è ritrovato stamani al teatro della Vittoria a Roma. In un momento in cui la destra si allea con i populisti per riscoprire idee vecchie e pericolose, il centro-sinistra dovrebbe avanzare una nuova proposta forte ed identitaria di visione del Paese. Ma ciò che stiamo assistendo mi umilia come iscritto e mi fa arrabbiare come amministratore, con questo continuo ricatto sulle persone. Ricatto si, perché questo continuo gioco dell’Oca sulle date, sul congresso, sul governo ha un solo fine: mettere fine al percorso del Segretario senza voler passare dal congresso, forse perché si ha la paura di perderlo. È un problema di responsabilità, che spesso hanno i volontari delle nostre sezioni e non alcuni nostri dirigenti, dilaniati da personalismi (ben pagati) di ogni tipo. Non tollero quando si fa politica con i nomi invece delle idee. Non tollero quando si sfregia una comunità disinteressandosi delle regole che si è data per convivere insieme».
«È un problema di responsabilità e io credo che, ancora una volta, si debba essere noi a farci carico di questo nuovo passo, mai compiuto fino in fondo, oggi indispensabile».
«La scissione è l’atto più forte che ci sia, il peggiore scenario che si possa ipotizzare all’interno di una comunità. Perciò tutti insieme lasciamoci indietro i veleni, il fango, il cupo rumore di rottami, la rabbia di chi ha paura di perdere potere e ruoli. Un piccolo passo in avanti è necessario, nella chiarezza, per il PD e soprattutto per l’Italia. Con un sorriso».