GROSSETO – La riforma sanitaria in atto sul territorio da quasi due anni, continua a far discutere. La riduzione delle Aziende sanitarie, con il passaggio da dodici alle attuali tre, pone l’accento sul cambiamento che in ambito locale si traduce in un’area vasta, denominata Toscana sud-est, che comprende Arezzo, Siena e Grosseto.
«Le riforme implicano dei cambiamenti e per adattarsi occorre del tempo, necessario anche a comprendere gli effetti del cambiamento – spiegano da Fare Grosseto -. In questa fase è fondamentale capire che se la riforma viene ben attuata investendo nuove risorse, invece di effettuare solo dei tagli, i risultati arrivano». Secondo Fare Grosseto, infatti, l’organizzazione ospedaliera per intensità di cura dovrebbe articolarsi su alcuni punti, come: concentrare l’attenzione non sul tipo di patologia, ma sul grado di intensità della stessa, organizzare percorsi assistenziali da ottimizzare sulle necessità del paziente, attivare obbligatoriamente sinergie di continuità assistenziale tra gli ospedali e le strutture socio sanitarie del territorio.
«La riforma sanitaria della Toscana si prefigge l’obiettivo di potenziare l’assistenza territoriale attraverso lo sviluppo di reti cliniche integrate tra ospedale e territorio – aggiungono da Fare Grosseto -. Purtroppo la fase dello sviluppo del potenziamento dell’assistenza territoriale, non è mai stata ben realizzata e strutturata. Anche perché le reti cliniche integrate tra ospedale e territorio rappresentano elementi essenziali per il funzionamento della sanità». E pensare che dal 1978 in poi è stato effettuato un percorso virtuoso che ha portato a considerare l’ospedale come luogo di cura temporanea, dove si fanno diagnosi e si programmano interventi che possono essere realizzati sul territorio, portando le cure nel luogo più prossimo al paziente, in piena sinergia tra le strutture sanitarie.
«Crediamo che data la delicatezza del tema, proprio perché salute e benessere riguardano tutti – concludono da Fare Grosseto -, sia necessario dibattere sui problemi che inevitabilmente questa riforma porta, senza tralasciare tutto quello che di buono può arrivare. Per questo si dovrebbe cercare di coinvolgere la popolazione e le istituzioni per comprendere e far comprendere la riforma, stimolando la partecipazione per poi trovare adeguati accorgimenti. Del resto le politiche sanitarie dovrebbero costituire terreno di confronto, discussione e partecipazione. In sintesi un’opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire».