GROSSETO – Critiche al nuovo corso della Fondazione Grosseto Cultura arrivano dalla Lista Mascagni. A parlare è il capogruppo in consiglio comunale Carlo De Martis che giudica grave la scelta di eliminare dal calendario delle manifestazioni della Fondazione il “Premio Monicelli” e la “Città visibile”.
«Il neopresidente della Fondazione Grosseto Cultura insieme al vicesindaco nonché assessore alla cultura del Comune di Grosseto hanno presentato alla città il progetto culturale della Fondazione per l’anno 2017. Ebbene, apprendiamo dell’ingresso in pompa magna di una rievocazione in costume dell’assedio del 1328 di Ludovico il Bavaro e di una “grande mostra” curata da Vittorio Sgarbi (di cui al momento sono taciuti i costi, ma è sufficiente dare un’occhiata alle altre decine di mostre che cura ogni anno per averne un’idea)».
«Al tempo stesso apprendiamo che non esiste più il premio dedicato a Mario Monicelli, così come non esiste più, almeno per il 2017, la Città Visibile. E’ un fatto grave. In qualche modo si tratta della cronaca di una morte annunciata, visto il profilo culturale del neopresidente della Fondazione che nel recente passato aveva condotto una sua personalissima crociata contro tali manifestazioni. Ma che ciò fosse prevedibile non sminuisce la gravità del fatto, anzi la ingigantisce».
«Si tratta infatti di due manifestazioni che ormai si erano consolidate raggiungendo importanti risultati: sia in termini di qualità dell’offerta artistica, sia in termini di riscontro del pubblico, sia – non ultimo – in termini di apprezzamento da parte dei soci privati della Fondazione».
«Il Premio Monicelli era giunto alla quarta edizione ospitando figure culturali di primo piano. La Città Visibile addirittura alla nona coinvolgendo centinaia di artisti locali, e la Notte Visibile della Cultura, con la partecipazione di migliaia di persone, era diventata probabilmente il principale evento culturale della nostra città, tra l’altro attraverso un meccanismo economicamente virtuoso».
«La gravità del fatto non sta solo nel dato oggettivo della cancellazione di due manifestazioni che negli anni sono divenute un patrimonio culturale collettivo della nostra comunità. La gravità del fatto sta nel dato politico e culturale che riflette una simile scelta, evidentemente assunta con il placet della giunta del Comune, socio di maggioranza della Fondazione».
«La Fondazione Grosseto Cultura non è un giocattolo a uso e consumo della politica e delle sue velleità ideologiche, e tantomeno del suo presidente il cui ruolo – pro tempore – è ben definito dallo statuto e non risulta contemplare il potere di sostituirsi al comitato scientifico, né ai direttori degli istituti (men che meno di imporre alla Fondazione loghi autoreferenziali, sostituendo tra l’altro un logo che era stato frutto, quello sì, di un percorso condiviso anche con le scuole)».
«Il presidente di una fondazione culturale, piuttosto, dovrebbe avere la capacità di trovare le risorse, gestire la struttura organizzativa e, dal punto di vista della progettazione culturale, saper vivere e interpretare la contemporaneità offrendo – e non sottraendo – spazi di espressione alla propria comunità».
«Questo è stata l’esperienza della Città Visibile, che ha consentito di sperimentare un’arte relazionale basata sulla partecipazione e la progettazione condivisa, permettendo anche la costruzione di una rete di relazioni artistiche ed umane atipica e innovativa, che la brusca interruzione sancita dal presidente Mori e dall’amministrazione comunale rischia di far andar dispersa».
«A Grosseto – come opportunamente è stato detto – negli ultimi anni è stato compiuto un percorso “per trasformare il concetto di cultura da ‘reliquiario’ a ‘vita’ ”. Oggi assistiamo ad una retromarcia che non lascia presagire nulla di buono, al ritorno verso una mitica (e del tutto presunta) ‘città ideale’ rinchiusa entro le mura medicee (o magari dietro un arco di trionfo), timorosa ed ostile al nuovo e al diverso. Se questo è il ‘progetto culturale’ offerto alla città dalla Fondazione Grosseto Cultura e dal suo socio di maggioranza, la città visibile non tarderà a tornare invisibile».