GROSSETO – Nell’ultimo giorno di campagna elettorale, anche Nello Bracalari, staffetta partigiana e storico presidente provinciale dell’Anpi dice la sua sul referendum costituzionale del 4 dicembre con una lunga lettera inviata alla nostra redazione, spiegando le sue ragioni per votare sì e parlando ai giovani.
“Il Presidente D’Alema in alcune sue recenti dichiarazioni ha affermato che le ragioni del Si al prossimo referendum costituzionale, trovavano più largo credito tra gli elettori più anziani per le loro difficoltà a comprendere il significato della riforma in discussione.
Al Presidente D’Alema, di cui sono stato un convinto sostenitore, anzi un modesto grande elettore quando vi furono le consultazioni per la scelta da fare tra lui e Veltroni per la carica di segretario del PDS, vorrei fare una piccola osservazione che non è certamente prevenute poiché sono tuttora convinto che sia stato uno dei più lucidi protagonisti nella vita politica italiana, da quando ha guidato la sinistra italiana alla costruzione dell’Ulivo e al governo del paese ed ancor di più allorché, purtroppo per soli due anni, ha interpretato con piglio in ruolo di Ministro degli Esteri nel secondo governo Prodi, riuscendo a portare sulle posizioni italiane la segretaria di stato Americana dell’era Bush sulla crisi del Libano.
Con altrettanta chiarezza debbo dire che non ho condiviso alcuni atti politici come il discorso di Magonza e la resa sulla bicamerale dopo il voltafaccia di Berlusconi, poiché è vero la la costituzione deve essere modificata con il più largo consenso possibile, ma è altrettanto vero che non possiamo nemmeno consentire il diritto di veto a una minoranza altrimenti si ferma il corso della storia.
L’ osservazione che vorrei fare, riguardo alle sue attuali posizioni, è quella che non è sempre vero che nei processi storici abbiano sempre svolto un ruolo propulsivo le avanguardie giovanili. In realtà si è verificato anche il contrario e cioè che le posizioni un pò più riflettute della parte più adulta della popolazione siano state utili e per dare uno sbocco positivo allo sviluppo del processo storico.
Furono gli anziani partigiani della Bolognina ad incoraggiare Achille Occhetto a realizzare la famosa svolta omonima; fu la parte più anziana del PDS che nel 94 incoraggiò D’Alema ad appoggiare il governo Dini e procedere alla costruzione dell’Ulivo mentre una parte più impulsiva del partito sosteneva lo scontro elettorale per regolare subito i conti con Berlusconi;
Anche più recentemente ricordo un discorso di Piero Fassino a Grosseto, reduce da un incontro con gli anziani militanti di una casa del popolo della Toscana, a rivelare che si sentiva rafforzato nella convinzione di costruire il PD dall’incoraggiamento ricevuto in quell’assemblea alla quale, ormai ottantenne, volli aggiungere anche il mio “vai avanti” per realizzare quell’obiettivo.
Sulla vicenda del referendum, noi che abbiamo partecipato alla stagione della elaborazione della Costituzione e che la sentiamo come una cosa nostra, ci sentiamo autorizzati a formulare un nostro consiglio.
Durante i lavori dell’Assemblea Costituente infatti il dibattito non fu solo appannaggio dei giuristi o dei deputati, ma la discussione tracimò dalle aule parlamentari fu largamente discussa da una larga parte di popolo. Io che allora ero un modesto dirigente politico locale ricordo ancora con commozione le appassionate e ingenue discussioni sulla proprietà della terra che volevamo fosse data ai contadini, sulle miniere della Montecatini che volevamo fossero dirette dai “Consigli operai”, sull’opportunità di consentire la proprietà e l’impresa privata.
Si discuteva nelle sezioni del partito, frequentate allora anche dagli appartenenti di altri partiti, nei luoghi pubblici, nelle sedi del Sindacato: allora la CGIL unitaria che svolgeva anche funzioni di collocamento e quindi molto frequentata perchè di lavoro ce n’era poco.
Vi fu quindi una larga partecipazione di popolo alla realizzazione di quel compromesso tra forze popolari e la parte della borghesia non compromessa con il fascismo, che ci portò ad una costituzione che Togliatti definì, a ragione, molto avanzata. Da questo punto di vista è emblematico l’art.3 della carta che tutela esplicitamente i cosiddetti diritti sociali, allorché si riconosce che gli ostacoli collettivi di natura economica e sociale ledono fondamentali diritti individuali come la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Al titolo III – rapporti economici- si pongono, tra l’altro, limiti e condizioni per la proprietà e l’esercizio dell’attività economica (arrt.42- 43- 44), la cui applicazione con leggi ordinarie ha consentito di realizzare importanti provvedimenti come la riforma stralcio dell’agricoltura o la nazionalizzazione dell’energia.
Ora bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di riconoscere che nella nuova costituzione questa parte, quella che non piace ai cosiddetti poteri forti, rimarrebbe INTATTA. La parte che forma oggetto del progetto di riforma riguarda infatti unicamente la parte ordinamentale ed è questa che deve essere giudicata.
Mi rendo conto che sono argomenti che risultano più aridi, tanto che anche all’epoca della sua elaborazione non destò molto interesse, a parte la discussione sulla costituzione del Senato perché come sinistra si era sempre sostenuto la necessità di una sola camera. Forse fu anche per questo che quando Berlinguer al XVI congresso del PCI propose l’abolizione del Senato e si sviluppò il successivo dibattito sulla costituzione del Senato delle Regioni e di un rinnovamento molto più ampio sulla seconda parte della costituzione che ha visto le successive fasi delle varie bicamerali o altri strumenti ed a tentativi di riforma, purtroppo tutti miseramente falliti.
Oggi abbiamo di fronte un progetto di revisione che a mio modesto avviso, accresce la partecipazione popolare liberando il Senato di fare solo il doppione della Camera ( quindi inutile) per farne un luogo di rappresentanza degli interessi degli enti territoriali, non toglie nessun diritto democratico ai cittadini, ma che anzi li amplia nei provvedimenti di riforma di referendum e leggi di iniziativa popolare, lasciando invariati i poteri dei vari corpi dello stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio della Corte Costituzionale e della Magistratura).
Badiamo alla sostanza, coscienti che la perfezione non esiste, non possiamo non accorgersi che la propaganda per il NO è costretta ad affidarsi solo a espedienti. Alcuni di coloro che si soffermano sulla lunghezza dell’Art.70 ne avevano proposto versioni tre volte superiori.
Togliamo di mezzo le storielle che sia una riforma voluta e dettata dai poteri forti fatta da qualcuno prono ai loro voleri.
Valutiamo la riforma non collegando ad essa altri obiettivi politici: per sostituire un segretario di un partito vi sono gli appositi congressi, così per un presidente del consiglio vi sono le elezioni politiche.
Per questo noi delle generazioni che nelle capanne alla macchia, ci siamo entusiasmati nell’apprendere i primi elementi di democrazia ed abbiamo vissuto l’esperienza della fase costituente ci sentiamo in dovere di invitare tutti ed in particolare i giovani a studiare attentamente il problema per non gettare al vento un’occasione che non dobbiamo perdere.
(per inciso vorrei ricordare che oggi, a costituzione vigente, i giovani dai 18 a 25 anni sono considerati “cittadini elettori” solo a metà perchè possono votare solo per la Camera e no per il Senato mentre se vince il Si diverrebbero “cittadini elettori al 100% poiche tramite le leggi elettorali regionali possono votare anche per il Senato).
Per quanto mi riguarda, io che non sono un Renziano, che alle primarie del PD ho votato prima Bersani e poi Cuperlo, voterò SI perchè mi è sempre stato insegnato che in politica non si deve guardare agli interessi di parte, ma agli interessi generali del Paese.”