FIRENZE – Uno studio nuovo fondato su metodi nuovi che consente di fare considerazioni più solide. Questo è lo studio epidemiologico di Ars finalizzato ad approfondire lo stato di salute degli amiatini e le relazioni con i vari fattori di rischio presentato il 24 novembre scorso, e non uno studio illogico e contraddittorio.
Tiene a precisarlo l’assessore regionale all’ambiente Federica Fratoni che risponde al comitato Sos Geotermia dopo le loro critiche allo studio stesso. Come ampiamente spiegato al pubblico presente, spiega Fabio Voller, di Ars – i nuovi studi costituiscono un salto di qualità dal punto di vista metodologico rispetto alle analisi descrittive raccolte nel report del 2010 redatto insieme al CNR.
In particolare proprio sull’allegato 6, ARS ha chiarito che quelle analisi, per come impostate, avevano dei forti limiti metodologici, che peraltro erano stati ben descritti nello stesso report 2010 e dei quali si deve tener conto nell’interpretazione dei risultati. Nello studio dell’allegato 6, infatti, sia i dati ambientali che quelli sanitari erano aggregati a livello comunale, cioè per ciascun comune si contano gli eventi sanitari e a tutti i cittadini indistintamente si associava l’esposizione derivante da un dato comunale di qualità dell’aria, acqua o suolo.
Negli studi presentati il 24, invece, si sono correlate le concentrazioni misurate nel corpo di un campione di persone, nel sangue e nelle urine, con la storia clinica individuale di ciascuno. Un approccio completamente diverso, molto più informativo che consente di fare considerazioni più solide, motivo per cui ARS non ritiene ragionevole l’aggiornamento dell’allegato 6, che costituirebbe al contrario un passo indietro nel percorso di studi che si sta portando avanti.
Oltre alle presentazioni dell’incontro del 24 già disponibili online, ARS pubblicherà a breve sul portale dedicato al tema “Geotermia e Salute” documenti più estesi che riepilogano i metodi applicati e i risultati ottenuti con i nuovi approfondimenti, oltre a tutti gli aggiornamenti sulle altre attività in corso. Quanto ai dati Arpat, “i dati riportati dai comitati – prosegue Fratoni – sono superati, perché riferiti al 2007 e non tengono conto quindi dell’installazione di un sistema di abbattimento dell’ammonica sulle due centrali Bagnore 3 e Bagnore 4 che riduce drasticamente le quantità emesse da ciascuna centrale, di un ordine di grandezza”.
A partire dal 2015, le misure ARPAT hanno registrato infatti una emissione media delle due centrali di circa 25 kg/h. L’esposizione della popolazione a questo inquinante è stato verificata con lo studio decritto nella presentazione ARPAT il 24 novembre scorso che dimostra concentrazioni in aria di ammoniaca comprese fra i valori 2 – 20 µg/m3, ovvero mediamente inferiori di circa 6 volte rispetto al limite di cautela sanitaria, che è di 70 µg/m3.
Si concorda sul fatto che l’ammoniaca è un precursore del particolato PM10 secondario e che, in effetti, esiste una correlazione scientifica tra le emissioni di ammoniaca e il particolato secondario. Il fatto, però, è che i dati disponibili relativi alle misure svolte dalla centralina ENEL presente in Loc Merigar (Arcidosso), luogo molto vicino alle due centrali Bagnore 3 e Bagnore 4, dimostrano livelli bassi di PM10, con valori che si avvicinano al valore di fondo regionale.
I livelli bassi di PM10, sono confermati anche da misure ARPAT svolte, in altro ambito, nella zona geotermica di Piancastagnaio, con concentrazioni che, anche in questo caso, si attestano poco oltre il valore di fondo regionale, monitoraggio che è a tutt’oggi in corso.