Secondo appuntamento con la rubrica Infermieri InForma lo spazio curato dal Collegio Ipasvi di Grosseto. Qui trovate tutte le altre uscita: www.ilgiunco.net/tag/infermieri-informa
di Niccolò Simonelli, Ricercatore Infermieristico del Centro
Cardiologico Monzino di Milano per l’ Area di Prevenzione dell’ aterosclerosi.
Una recente indagine sottolinea la stretta associazione fra il comportamento sedentario (sedentary behavior) e l’aumento del rischio di contrarre una malattia cardiovascolare: le persone che sostengono più di 4 ore al giorno di tempo davanti ad un teleschermo (screen time), rispetto a chi invece ne ha meno di 2 ore, hanno una probabilità raddoppiata di avere eventi cardiaci. In senso contrario, le persone attive fisicamente riportano una riduzione del rischio di malattia cardiovascolare del 47% rispetto a chi è sedentario.
E’ ben noto che praticare attività fisica ha effetto favorevole per la salute cardiaca agendo su fattori come la pressione arteriosa, la concertazione di lipidi nel sangue, facilitando i meccanismi di azione dell’insulina e prevenendo le disfunzioni delle pareti dei vasi arteriosi.
Ciononostante le persone che riferiscono di essere sedentarie, in Italia, sono in crescita (Dai trend dati del Sistema Sorveglianza PASSI a livello nazionale dal 29% nel 2008 al 34% nel 2015; in Toscana dal 26% nel 2008 al 32% nel 2015) inoltre circa il 20% delle persone sedentarie non hanno la consapevolezza di esserlo.
Quando si fa attività fisica? Una possibile definizione è “qualsiasi forma di lavoro prodotta dalla muscolatura scheletrica che determina un dispendio energetico superiore a quello a riposo”. Se si considera l’utilizzo di ossigeno si può distinguere due diverse tipologie di attività: la prima è quella aerobica (dal greco “aer” aria e “bios” vita) che viene intesa come l’attività che prevede il consumo di ossigeno da parte dell’organismo; la seconda è l’attività anaerobica che riguarda gli sforzi intensi, come il sollevamento dei pesi.
Esistono delle diverse intensità di esercizio? Attività fisica moderata con leggero aumento della respirazione, del battito cardiaco e della sudorazione (ad es. camminare a passo sostenuto, andare in bicicletta, fare ginnastica dolce, ballare, fare giardinaggio o lavori in casa) oppure Attività fisica intensa con grande aumento della respirazione, del battito cardiaco e della sudorazione (ad es. lavori pesanti, correre, pedalare velocemente, fare ginnastica aerobica o sport agonistici).
Quali sono i livelli di attività raccomandati? Autorevoli organizzazioni sanitarie internazionali hanno identificato delle raccomandazioni per i livelli di vita attiva delle persone adulte: almeno 150 minuti di attività moderata oppure 75 minuti di attività vigorosa (o combinazioni delle due tipologie) alla settimana. I benefici sono maggiori se si raggiungono i 300 minuti di attività moderata o 150 minuti di attività vigorosa a settimana. L’attività aerobica dovrebbe essere in sessioni della durata di almeno 10 minuti.
Essere una persona attiva può quindi concretizzarsi con un’ampia gamma di azioni: dal camminare per andare a scuola o a lavoro, al frequentare una palestra oppure fare parte di una associazione sportiva.
Non sembra esservi una soglia d’intensità o frequenza prestabilita a priori per l’attività fisica anzi essere degli individui attivi ha portato risultati positivi, in particolare se associata ad una sana alimentazione, per alcune tipologie di pazienti come quelli diabetici.
Esistono dei possibili rischi o eventi avversi? Uno dei principali rischi, in particolare quando si vuole aumentare i propri livelli di attività fisica, sono gli infortuni muscolo-scheletrici (ad es. stiramento del muscolo) quindi è corretto farlo in modo graduale senza cambiamenti repentini; in condizioni particolari (ad es. pazienti cardiopatici) si consiglia sempre un’attenta valutazione obiettiva, da parte di un sanitario, prima di innalzare l’intensità dello sforzo di esercizio per questo motivo all’interno dei programmi di riabilitazione, dopo evento cardiovascolare, si cerca, nella maggior parte dei casi, di innalzare il livello di frequenza e di durata dell’attività prima dell’incremento di intensità.
Infine è giusto ricordare che esistono dei fattori che aumentano la probabilità di eventi avversi (traumi o incidenti) durante la pratica dell’attività fisica, come ad esempio: il tipo di attività svolta, le caratteristiche personali (per es. l’età o l’allenamento pregresso) o l’ambiente nel quale ci si allena.
Per cercare di prevenire tali eventi si deve rispettare due condizioni: appropriatezza e completa sicurezza degli esercizi con l’utilizzo di risorse personali (ad es. trainer certificati o di indubbia esperienza sul campo) ed anche strumentali (ad es. caschetto in bicicletta).
Risorse utili sul web:
Sistema di Sorveglianza Passi (2015). Web site: http://www.epicentro.iss.it/passi/dati/attivita.asp; Consultato il 11/10/2016.
Report (puntata del 10/10/2016): Rai3. Web site: http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-e8687542-798d-4d9a-8888-eec21a64375d.html