GROSSETO – «Apprendiamo stupefatti dai giornali che la prima mozione presentata dai consiglieri comunali della nuova maggioranza di centrodestra riguarda l’apposizione di un crocefisso nell’aula del Consiglio comunale, questione di priorità evidentemente ma anche di sostanza». Ad intervenire è l’ex consigliere comunale Davide Buzzetti.
«È a mio avviso un grave attacco alla laicità delle istituzioni che quei signori eletti dovrebbero rappresentare, ma evidentemente questa banale distinzione tra Stato e Chiesa sfugge alla loro comprensione mentre purtroppo Cavour e Mazzini si staranno vigorosamente rivoltando nella tomba – prosegue Buzzetti -. Il Consiglio Comunale rappresenta e deve continuare a rappresentare tutti i cittadini, quelli di fede cattolica come gli atei, gli agnostici e i facenti parte di altre confessioni religiose ed è gravissimo che in un momento storico in cui tutti dovremmo unirci nelle nostre reciproche differenze c’è chi strumentalmente utilizza il simbolo della religione prevalente per accaparrarsi qualche voto in più in una retorica buonista che nella pratica però sfascia le nostre già fragili comunità. Non è tempo di tirar su muri ma di costruire faticosamente ponti, ponti che è evidente non si possono costruire su dei simboli identitari».
«I proponenti si nascondono dietro alla motivazione secondo la quale la croce sarebbe apposta “quale simbolo di libertà, uguaglianza e tolleranza”. A questo proposito vorrei far notare che, se davvero questo è l’intento, ci sono tanti altri simboli molto meno controversi e identitari che possono in maniera sensibilmente più efficace essere apposti quali simboli di questi alti valori. C’è il famoso simbolo della pace universalmente riconosciuto, c’è la bandiera della pace, ci sono i volti di personaggi simbolo di fratellanza come Nelson Mandela e Gandhi, c’è la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, ci sono le parole della rivoluzione francese, ci sono trattati di filosofia e innumerevoli pezzi di poesia e opere d’arte – precisa -. Un simbolo per unire deve essere riconosciuto da tutti, altrimenti diventa solamente un altro strumento per dividere e francamente, non mi pare se ne senta il bisogno».
«Faccio appello ai Consiglieri di maggioranza di ripensarci, non senza lanciare una proposta alternativa: affidate il compito alla Fondazione Grosseto Cultura di coinvolgere i giovani e le scuole in un progetto che costruisca un’opera davvero di pace, libertà e uguaglianza da affiggere nella casa di tutti, la sala del Consiglio Comunale. Questo si renderebbe un servizio alla comunità e, da agnostico ne sono convinto, anche alle parole di Gesù che dite di seguire e – conclude – che sicuramente mai si sarebbe prestato ad essere utilizzato da dei politici per dividere anziché unire».