GROSSETO – Un fronte aperto, anzi apertissimo quello sul prezzo del grano alla produzione dove continuano a giungere pessime notizie. “Ormai non è solo un lamento – afferma Andrea Renna, direttore di Coldiretti Grosseto – sul prodotto agricolo si sta abbattendo una vera e propria speculazione di potenti lobbies che sta mettendo letteralmente in ginocchio i produttori e naturalmente sta creando disaffezione agli investimenti con l’abbandono di aree vocate e sicuri problemi di desertificazione e rischio idrogeologico perché non si copre nemmeno il costo di produzione. In un colpo solo si rischia di “mandare in soffitta” circa 8000 ettari delle 1300 aziende di Coldiretti che oggi in provincia di Grosseto sono coltivati a grano duro, che è la base di prodotti principe della dieta mediterranea quali pasta e pane”.
Se il prezzo del grano scende a 16 €uro al quintale gli unici a non accorgersi del crollo sono i consumatori e i pastifici e panifici artigianali che utilizzano prevalentemente grano “Made in Italy” che invece vedono salire il costo dei prodotti e della farina. Insomma, i ricchi speculatori diventano sempre più ricchi e i poveri produttori ci rimettono l’osso del collo. “E’ indispensabile il coinvolgimento dei cittadini-consumatori – afferma Marco Bruni, presidente di Coldiretti Grosseto – nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare e il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare delle scelte di acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche di ciò che mangiano”.
Oggi il prezzo medio di un chilogrammo di pasta moltiplica 8 volte dal campo allo scaffale con una tendenza invertita per grano e pasta dal 2007 ad oggi. Prezzi aumentati del 68% per la pasta, passata da euro 1,1 del 2007 ad euro 1,85 al chilogrammo del 2016, contro le quotazioni del grano crollate di oltre il 40 percento da 26 euro al quintale del 2015 a 16- euro al quintale di oggi. “Per fare un chilo di pasta – continua Bruni – serve 1,3 Kg di grano. Ciò significa che per ogni pacco di pasta acquistato al costo di euro 1,85, solo euro 0,23 servono a remunerare il prodotto agricolo. Una inaccettabile remunerazione del prodotto locale che è collegata all’import non stop di grano dall’estero che continua ad orologeria ad invadere quotidianamente i porti e molto spesso, come peraltro è stato smascherato, con grano di pessima qualità e senza controlli sulla salubrità del prodotto. L’iniziativa incessante che Coldiretti porta avanti ormai da tempo è quella, anche per pasta, pane e prodotti da forno, dell’etichettatura obbligatoria che informi sulla provenienza geografica, sulla qualità e salubrità del cibo. Sarebbe un bel segnale – conclude – se per spezzare questo circuito diabolico, e mantenere la filiera produttiva, panifici e pastifici artigianali, quando acquistano la farina, peraltro a caro prezzo, chiedessero l’origine del grano. Sono convinto che i consumatori apprezzerebbero di più il prodotto alimentare”.